Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SOLO IL CONTRATTO FERMA I CAPORALI
Da alcune settimane entro da osservatore discreto nella nuova, gigantesca baraccopoli nera sorta sulla pista di Borgo Mezzanone dopo lo sgombero del ghetto di Rignano - San Severo. La pista, chiamata così perché era una pista di atterraggio e decollo per aerei militari, è la cartina di tornasole del fallimento delle politiche anticaporalato messe in campo fino ad oggi dalle diverse istituzioni coinvolte. Vi vivono duemila persone, organizzate alla meglio per evitare di essere spolpate dai caporali e dai criminali della zona che volentieri vi entrerebbero per smerciare droga e alimenti. Vi vivono anche alcune decine di ragazze trafugate temporaneamente dal vicino Cara per essere date in pasto ai clienti italiani di prostitute lungo le strade che da Foggia portano al Gargano e alla costa. Ecco, questo condensato di schiavi e di schiave rivela quanto non siamo più nel campo del welfare (porto l’acqua e i medici, garantisco un alloggio e un trasporto) ma in quello dell’economia che nega i diritti umani. In Capitanata un pezzo di sistema, corrotto, viola la vita dei lavoratori avvalendosi dei caporali, mettendo a disposizione i campi per l’esercizio dello sfruttamento della prostituzione, consentendo alle mafie tradizionali di tessere relazioni con altri gruppi criminali organizzati come quello nigeriano dei Black Axe e quello rumeno. Il Foggiano è diventato un laboratorio per pratiche infernali. Come ai tempi di Di Vittorio, quando i latifondisti dell’area davano lezioni di schiavitù all’Europa intera. Siamo di fronte alla sospensione del diritto per migliaia di esseri umani in cerca, semplicemente, di una tutela contrattuale. Non sono irregolari o clandestini, ma in attesa di vedere rispettato il lavoro che fanno senza dover sottostare al ricatto costante dei datori di lavoro e dei loro scherani, i caporali. Ma sono anche quelle anime a cui la società civile foggiana ancora non riesce a dare voce. Perché sono neri. E contro i neri anche in Puglia, anche al Sud a volte si scatenano xenofobia e esclusione sociale: razzismo. Ma sono quei neri a portare denaro nelle casse di molte imprese. Sono quelle nere a portare conforto, si fa per dire, tra i padri di famiglia. Sono questi neri che ci sfamano, ci arricchiscono, ci consentono di restare dentro il numero delle prime economie agricole mondiali! Allora basta con la retorica dell’alloggio, del trasporto, del medico. Il problema è di rapporti di forza sul mercato del lavoro. Il welfare non crea equilibrio se non è accompagnato dal contratto di lavoro per tutti e dal sequestro delle imprese che sfruttano. Altra via non c’è.