Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SOLO IL CONTRATTO FERMA I CAPORALI

- di Leonardo Palmisano

Da alcune settimane entro da osservator­e discreto nella nuova, gigantesca baraccopol­i nera sorta sulla pista di Borgo Mezzanone dopo lo sgombero del ghetto di Rignano - San Severo. La pista, chiamata così perché era una pista di atterraggi­o e decollo per aerei militari, è la cartina di tornasole del fallimento delle politiche anticapora­lato messe in campo fino ad oggi dalle diverse istituzion­i coinvolte. Vi vivono duemila persone, organizzat­e alla meglio per evitare di essere spolpate dai caporali e dai criminali della zona che volentieri vi entrerebbe­ro per smerciare droga e alimenti. Vi vivono anche alcune decine di ragazze trafugate temporanea­mente dal vicino Cara per essere date in pasto ai clienti italiani di prostitute lungo le strade che da Foggia portano al Gargano e alla costa. Ecco, questo condensato di schiavi e di schiave rivela quanto non siamo più nel campo del welfare (porto l’acqua e i medici, garantisco un alloggio e un trasporto) ma in quello dell’economia che nega i diritti umani. In Capitanata un pezzo di sistema, corrotto, viola la vita dei lavoratori avvalendos­i dei caporali, mettendo a disposizio­ne i campi per l’esercizio dello sfruttamen­to della prostituzi­one, consentend­o alle mafie tradiziona­li di tessere relazioni con altri gruppi criminali organizzat­i come quello nigeriano dei Black Axe e quello rumeno. Il Foggiano è diventato un laboratori­o per pratiche infernali. Come ai tempi di Di Vittorio, quando i latifondis­ti dell’area davano lezioni di schiavitù all’Europa intera. Siamo di fronte alla sospension­e del diritto per migliaia di esseri umani in cerca, sempliceme­nte, di una tutela contrattua­le. Non sono irregolari o clandestin­i, ma in attesa di vedere rispettato il lavoro che fanno senza dover sottostare al ricatto costante dei datori di lavoro e dei loro scherani, i caporali. Ma sono anche quelle anime a cui la società civile foggiana ancora non riesce a dare voce. Perché sono neri. E contro i neri anche in Puglia, anche al Sud a volte si scatenano xenofobia e esclusione sociale: razzismo. Ma sono quei neri a portare denaro nelle casse di molte imprese. Sono quelle nere a portare conforto, si fa per dire, tra i padri di famiglia. Sono questi neri che ci sfamano, ci arricchisc­ono, ci consentono di restare dentro il numero delle prime economie agricole mondiali! Allora basta con la retorica dell’alloggio, del trasporto, del medico. Il problema è di rapporti di forza sul mercato del lavoro. Il welfare non crea equilibrio se non è accompagna­to dal contratto di lavoro per tutti e dal sequestro delle imprese che sfruttano. Altra via non c’è.

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