Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Autonomia, referendum in Puglia» A cosa punta l’affondo dei salviniani
Sul piano tributario ogni pugliese versa 861 euro in meno di quanto costa in servizi
«Facciamo finta che il Nord del paese si accolli tutto il debito pubblico. Il Centro-sud sarà liberato con tutte le energie e potrà ripartire con zero debito». Così parlava Salvini qualche anno fa. Aveva usato l’iperbole del debito pubblico, per dare un po’ di condimento alla sua minestra secessionista e per prospettare un futuro radioso per il Mezzogiorno. Ieri il segretario leghista, trionfante dopo il successo del referendum autonomista di Lombardia e Veneto, ha cambiato registro annunciando che da oggi avrebbe lavorato per soddisfare la richiesta dei pugliesi «affinché possano fare la stessa scelta». E i salviniani di Puglia si organizzano per poter indire un referendum. Vogliono chiedere maggiori competenze e risorse per i propri territori nell’ambito, però, dell’unità nazionale. «E’ ora che anche i pugliesi - dice il coordinatore regionale di Noi con Salvini per la Puglia - chiedano più poteri per superare le inefficienze dello Stato».
A leggere i numeri, questa fuga in avanti (con lo sguardo lungo verso le elezioni) potrebbe non essere conveniente. Secondo la Cgia di Mestre, l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese, le regioni del Nord a statuto ordinario versano oltre 100 milioni di euro all’anno come contributo di solidarietà al resto del Paese. Versano molto di più di quanto ricevono. I dati sono stati rilevati dopo aver calcolato il residuo fiscale di ogni regione italiana, vale a dire la differenza fra le entrate e le spese complessive delle amministrazioni pubbliche all’interno della regione. O meglio, i soldi che ogni regione paga di tasse e che non tornano indietro perché finiscono altrove. Leggiamo un po’ i dati della Puglia. A fronte di entrate pari a 37,7 milioni, ci sono spese di 41,2 milioni, con un residuo fiscale di -3,4 milioni. Questo vuol dire che ogni cittadino pugliese (in Puglia siamo 4 milioni) riceve dagli altri 861 euro. Nelle casse del Veneto, invece, entrano 70,2 milioni e ne escono 51,9, con un residuo di 18,2 milioni. Di conseguenza ogni veneto (gli abitanti sono 4,9 milioni) distribuisce in solidarietà alle altre regioni 3733 euro.
Un dato che accomuna tutte le regioni meridionali che ricevono di più di quanto versano. La Sicilia, ad esempio, ha il peggior saldo pari a -8,9 milioni, che si traduce in un dato pro capite pari a 1782 euro. In Calabria, invece, il residuo fiscale è di -4,7 milioni (-2408 euro pro capite), in Campania è di -4,1 milioni (-714 euro per ciascun abitante).Numeri che alimentano le polemiche e le accuse al
Sasso È ora che anche i pugliesi chiedano più poteri per superare le inefficienze dello Stato Emiliano Si riferisce al modello Emilia Romagna: trattare con il governo per avere più risorse
Sud «parassita e inefficiente»
Ma Emiliano non sarà d’accordo. Il presidente della Regione Puglia si è detto convinto della necessità di una maggiore autonomia delle Regioni, ma contrario all’uso del referendum e favorevole al cosiddetto «modello Emilia». Ovvero, puntare alla trattativa con il governo per ottenere maggiori risorse su quattro aree cardine del processo legislativo regionale: la sanità, le politiche del lavoro, l’ambiente e le imprese, la ricerca e lo sviluppo.