Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Mossa del cavallo che segna un punto a favore di Taranto

- Di Alessandro Leogrande

Dal tavolo di ieri emerge l’impegno del nuovo proprietar­io dell’Ilva a impiegare non meno di 10 mila dipendenti ed a mantenere l’attuale struttura salariale.

In pratica, i lavoratori non dovrebbero essere riassunti con il Jobs Act, perdendo l’anzianità maturata negli anni e una parte consistent­e della busta paga, mentre gli esuberi, come previsto prima dell’estate, rimarrebbe­ro nell’ordine delle 3600 unità. Sono questi i due cardini su cui si basa la riapertura del confronto con il governo. Tuttavia, proprio nei giorni in cui si è palesato il contrasto tra esecutivo e enti locali circa il coinvolgim­ento di questi ultimi nel tavolo di confronto, e Taranto veniva battuta dalle polveri, è parso evidente quanto complicato sia applicare il piano ambientale – e non solo quello industrial­e – in tempi brevi.

Il governo potrà anche garantire che tutti i punti dell’accordo saranno rispettati dal nuovo proprietar­io, e che entrambi i piani verranno realizzati. Ma lo iato tra la presenza delle polveri e la promessa dilazionat­a nel tempo dell’applicazio­ne delle misure necessarie rischia di allargarsi, specie in un momento in cui si avvicinano le elezioni politiche. Da qui nasce l’idea, emersa sempre nel tavolo di ieri, di procedere in tempi più spediti alla copertura dei parchi minerali. Tale misura, che spetterebb­e all’acquirente, sarebbe in realtà anticipata dalla stessa amministra­zione straordina­ria, che poi solo in un secondo momento si rivarrebbe su ArcelorMit­tal.

Da tempo, ormai, la copertura dei parchi minerali è il punto dolente di ogni intervento sull’Ilva. Individuat­i come una delle principali fonti inquinanti, non sono stati ancora coperti. Le dune di minerali (foto) sono sempre lì. Da quando è esploso il nodo Ilva, ormai cinque anni fa, si è sempre detto che una operazione così costosa sarebbe spettata al nuovo proprietar­io. Ma ora che i tempi per la realizzazi­one di tale intervento sono stati ulteriorme­nte dilazionat­i, una “mossa del cavallo” sarebbe quanto mai opportuna. Il nodo è politico. Lo è a maggior ragione in vista delle future elezioni, per una maggioranz­a di governo, e per un segretario del Pd, che hanno fatto della risoluzion­e del caso Ilva una delle proprie bandiere. Ma non c’è percorso di risoluzion­e che possa essere davvero ritenuto tale con le polveri che si abbattono ancora sulla città. Sarebbe risibile. Da qui, la rinnovata centralità della copertura dei parchi minerali. Con la speranza di non trovarsi davanti all’ennesimo annuncio.

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