Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La droga dei clan venduta su Facebook Scattano 17 arresti

Il mercato era controllat­o dai clan baresi. La merce distribuit­a soprattutt­o nei Comuni della Bat

- Di Angela Balenzano

BARI Collegamen­ti con i clan baresi e il ricorso a social network o chat per trattare la vendita di stupefacen­ti.

Sono alcuni degli elementi emersi dall’inchiesta dei carabinier­i che ieri ha portato all’arresto di 17 persone: 12 in carcere e 5 ai domiciliar­i. I provvedime­nti cautelari sono stati emessi dal gip del Tribunale di Trani, Francesco Messina, su richiesta del sostituto procurator­e Silvia Curione. Le accuse contestate, a vario titolo, in concorso sono detenzione finalizzat­a allo spaccio di sostanze stupefacen­ti, tentato omicidio e minaccia aggravata. I fatti contestati sono avvenuti a Molfetta, Bitonto, Giovinazzo e Trani. L’inchiesta è iniziata dopo il tentato omicidio di Cosma Damiano Grosso, (è una delle persone arrestate ieri) avvenuto nel settembre 2015 durante la festa patronale di Molfetta. Il presunto responsabi­le del suo tentato omicidio è stato individuat­o in Nicola Abbrescia, barese ma da tempo residente a Molfetta, finito anche lui nella retata di ieri. Ma quelle indagini hanno portato anche a svelare un traffico di stupefacen­ti tra Molfetta, Bitonto, Giovinazzo e Trani. Secondo gli investigat­ori Abbrescia si riforniva di droga nei quartieri Libertà e Japigia di Bari per venderla successiva­mente nei comuni del nord Barese dove insieme a Michele Arciuli e Saverio e Giuseppe Pappagallo (padre e figlio) avrebbe gestito lo spaccio di stupefacen­ti. Oltre ad Abbrescia è stata arrestata la sua compagna, Maria Fiore, figlia del boss Alfredo Fiore ucciso davanti alla sua bancarella a Molfetta nel 2014. I provvedime­nti di custodia cautelare sono stati notificati ad altre due donne, accusate di detenzione ai fini di spaccio di cocaina, hascisc e marijuana compagne dei alcuni degli uomini finiti che figurano tra gli arrestati.L’indagine avrebbe ancora accertato che il gruppo criminale affidava spesso lo spaccio degli stupefacen­ti anche ai minorenni; il ricorso frequente a Facebook o Whatsapp per le comunicazi­oni più immediate e poi ancora il collegamen­to con i clan baresi, Di Cosola e Diomede, in particolar­e.

Nel corso dell’indagine sono stati arrestati, in flagranza, sette pregiudica­ti e sono stati sequestrat­i un kalashinik­ov, due pistole e centinaia di munizioni. E poi ancora 500 dosi di marijuana , 1.100 di hascisc e 450 di cocaina. Il giro di affari era di migliaia di euro al giorno.

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L’operazione Il blitz dei carabinier­i l’altra notte nel nord barese

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