Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il gemellaggi­o con Salerno e la sfida speciale fra tifosi

- Di Pasquale Caputi a pagina

BARI Chi lo vive appieno, ricordando ogni attimo di un gemellaggi­o che va avanti ormai da 34 anni, non parla di Bari e Salernitan­a, ma di Bari e Salerno. «Due città e due popoli che si abbraccian­o», spiegano i tifosi con orgoglio, già pregustand­o l’ennesima festa di popolo. Saranno oltre duemila domani i tifosi biancoross­i pronti a sostenere la squadra di Grosso. Se ne prevedono tanti di più a riempire l’Arechi in nome della calcistica fratellanz­a. «Anche all’inferno, Bari e Salerno in eterno», recita uno striscione della curva sud Siberiano, comparso in queste ore nella città campana. Era il 25 settembre del 1983 quando tutto ebbe inizio. Quel giorno allo stadio della Vittoria finì 1-1, ma sugli spalti cominciò una vera e propria storia d’amore. I contatti, in realtà, erano stati avviati molto prima, grazie ai cosiddetti “barattoli militari” usati dai supporter del Bari. L’effetto di quei fumogeni piaceva molto ai tifosi granata, che si confrontar­ono con i pugliesi a riguardo. Quella domenica, allora, ci fu un passo avanti: la curva Nord ospitò i rappresent­anti della Sud del “Vestuti”. Negli anni questo rapporto si è rafforzato in modo per certi versi unico, anche grazie a figure storiche del tifo organizzat­o. Si pensi a Carmine Rinaldi, noto come Il

siberiano, morto a 46 anni per un malore. Era il 2010 e al suo funerale furono tanti i baresi presenti. Si pensi ad Arturo Palumbo, che del “matrimonio” fu uno dei fautori. Ci sono stati anche matrimoni veri, a dirla tutta. Nel castello dei destini incrociati di questa partita, infatti, trovano spazio le nozze tra una barese e un salernitan­o. Si conobbero per il calcio, si innamoraro­no reciprocam­ente. In quello stesso castello emergono momenti di solidariet­à: per Armandino, il baby tifoso granata che ha subìto una forma di neoplasia alle ossa; o per Valeria, la ragazza barese che ha rischiato la vita dopo un incidente stradale.

Con queste premesse, non stupisce che nemmeno le sconfitte brucianti e gli episodi controvers­i abbiano scalfito la solidità del rapporto. Non il clamoroso 3-4 con cui nel 2016 il Bari espugnò l’Arechi, né nel 2009 il doloroso 3-2 per la Salernitan­a che sarebbe finito nel mirino della magistratu­ra. Non stupisce allora che nel 2015, dopo anni di vite e categorie diverse, il ritorno sia stato in grande stile. I “Seguaci” organizzar­ono un pranzo celebrato come un nuovo inizio. I baresi diedero una bandiera con l’immagine del “siberiano”, quelli salernitan­i tutt’oggi la usano nella propria curva. Al di là della liaison tra le tifoserie, c’è una partita da giocare. E uno dei protagonis­ti più attesi, Riccardo Improta, è un temuto ex. «A Salerno giocavo un po’ lontano dalla porta – racconta – è stato un anno transitori­o dopo l’infortunio e mi sono trovato bene, anche se onestament­e a Bari mi sto trovando meglio». A tal punto da voler continuare a segnare. Giusto così: gemelli sugli spalti, fieri avversari in campo.

Riccardo Improta Da ex la partita di domani mi sta a cuore A Bari però mi sto trovando meglio

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In festa Strette di mano, cori, bandiere al vento. Tipiche scene di comunione tra tifosi del Bari e della Salernitan­a, che da 34 anni rinnovano il gemellaggi­o
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