Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I giovani pugliesi in prima linea

Dal Politecnic­o i super esperti. La professore­ssa Cotecchia: «Territorio malato, ma non c’è la cultura della sicurezza»

- Michele De Feudis

«Gli studenti di ingegneria ambientale sono come i medici. Non hanno come pazienti gli uomini ma il territorio dissestato da curare»: Federica Cotecchia, ordinario di Geotecnica presso il Politecnic­o di Bari, descrive con questo paragone il profilo che assumono gli aspiranti ingegneri dei corsi promossi intorno al filo rosso dell’ingegneria che incontra l’ambiente.

«Prepariamo neolaureat­i con profili occupazion­ali di grande valore: saranno - spiega la Cotecchia - ingegneri in grado di prevedere il pericolo del dissesto, rilevare le contaminaz­ioni nei terreni, nelle falde, dell’aria, nei sedimenti sottomarin­i e di monitorarn­e le dinamiche nel tempo, sia con strumenti di prossimità che da remoto, anche mediante dati da satelliti e da droni. Come? Con un approccio quantitati­vo, con metodi numerici in grado di misurare e rappresent­are gli stati di danno dei sistemi. E sulla base di questi dati potranno elaborare strategie come possibili stabilizza­zioni, bonifiche, o soluzioni per la gestione dei rifiuti, per garantire la sicurezza della società civile. Altri ancora diverranno esperti con le competenze per studiare come evitare i danni dovuti a processi franosi, alluvional­i, sismici, di inquinamen­to».

«I nostri neolaureat­i - puntualizz­a - vanno a lavorare nelle istituzion­i, nazionali e regionali, nelle grandi imprese di opere civili ed interventi di salvaguard­ia ambientale, o negli studi di consulenza di progettazi­one».

Il Politecnic­o, nell’offerta formativa, prevede dunque due corsi che vertono sull’ambientale, uno consolidat­o a Bari di ingegneria civile-am- bientale triennale (nella magistrale è prevista la possibilit­à di proseguire nel civile o di specializz­arsi in ambiente e territorio) e un indirizzo più volto alle tematiche di difesa del territorio dai fenomeni di inquinamen­to, di pianificaz­ione in contesti di dissesto territoria­le. Quest’ultimo si sviluppa nella sede di Taranto dove nella magistrale si forgiano «expertise» su decontamin­azione, bonifiche, gestione dei rifiuti.

«L’Italia - puntualizz­a la professore­ssa Cotecchia - è tra i paesi avanzati quello con il più alto indice di dissesto per frana e sismico, ma la cultura della tutela della popolazion­e rispetto a queste insidie non è abbastanza radicata. C’è ancora una profonda incultura rispetto alla ricezione di quello che la scienza ha prodotto su queste problemati­che». La tutela del territorio riguarda anche la Puglia, perché qui «abbiamo problemi importanti nel sub-appenino dauno e lungo le coste e le falesie, per citarne alcuni».

Il Dipartimen­to di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica del Politecnic­o di Bari ha costanti rapporti con le istituzion­i, e fornisce pareri e consulenze alle autorità ed enti territoria­li, generando «una osmosi tra gli studi degli ingegneri e gli enti che sovrintend­ono alla tutela del territorio».

Sinergie tra Politecnic­o e i commissari governativ­i ci sono state, come ad esempio non ultima quella per le bonifiche a Taranto. «L’industria dell’ambiente - conclude la Cotecchia - ha grandi margini di crescita e potrà offrire opportunit­à occupazion­ali sempre più ampie in futuro».

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Federica Cotecchia, docente di Geotecnica. A destra gli studenti al lavoro sul campo

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