Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I giovani pugliesi in prima linea
Dal Politecnico i super esperti. La professoressa Cotecchia: «Territorio malato, ma non c’è la cultura della sicurezza»
«Gli studenti di ingegneria ambientale sono come i medici. Non hanno come pazienti gli uomini ma il territorio dissestato da curare»: Federica Cotecchia, ordinario di Geotecnica presso il Politecnico di Bari, descrive con questo paragone il profilo che assumono gli aspiranti ingegneri dei corsi promossi intorno al filo rosso dell’ingegneria che incontra l’ambiente.
«Prepariamo neolaureati con profili occupazionali di grande valore: saranno - spiega la Cotecchia - ingegneri in grado di prevedere il pericolo del dissesto, rilevare le contaminazioni nei terreni, nelle falde, dell’aria, nei sedimenti sottomarini e di monitorarne le dinamiche nel tempo, sia con strumenti di prossimità che da remoto, anche mediante dati da satelliti e da droni. Come? Con un approccio quantitativo, con metodi numerici in grado di misurare e rappresentare gli stati di danno dei sistemi. E sulla base di questi dati potranno elaborare strategie come possibili stabilizzazioni, bonifiche, o soluzioni per la gestione dei rifiuti, per garantire la sicurezza della società civile. Altri ancora diverranno esperti con le competenze per studiare come evitare i danni dovuti a processi franosi, alluvionali, sismici, di inquinamento».
«I nostri neolaureati - puntualizza - vanno a lavorare nelle istituzioni, nazionali e regionali, nelle grandi imprese di opere civili ed interventi di salvaguardia ambientale, o negli studi di consulenza di progettazione».
Il Politecnico, nell’offerta formativa, prevede dunque due corsi che vertono sull’ambientale, uno consolidato a Bari di ingegneria civile-am- bientale triennale (nella magistrale è prevista la possibilità di proseguire nel civile o di specializzarsi in ambiente e territorio) e un indirizzo più volto alle tematiche di difesa del territorio dai fenomeni di inquinamento, di pianificazione in contesti di dissesto territoriale. Quest’ultimo si sviluppa nella sede di Taranto dove nella magistrale si forgiano «expertise» su decontaminazione, bonifiche, gestione dei rifiuti.
«L’Italia - puntualizza la professoressa Cotecchia - è tra i paesi avanzati quello con il più alto indice di dissesto per frana e sismico, ma la cultura della tutela della popolazione rispetto a queste insidie non è abbastanza radicata. C’è ancora una profonda incultura rispetto alla ricezione di quello che la scienza ha prodotto su queste problematiche». La tutela del territorio riguarda anche la Puglia, perché qui «abbiamo problemi importanti nel sub-appenino dauno e lungo le coste e le falesie, per citarne alcuni».
Il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica del Politecnico di Bari ha costanti rapporti con le istituzioni, e fornisce pareri e consulenze alle autorità ed enti territoriali, generando «una osmosi tra gli studi degli ingegneri e gli enti che sovrintendono alla tutela del territorio».
Sinergie tra Politecnico e i commissari governativi ci sono state, come ad esempio non ultima quella per le bonifiche a Taranto. «L’industria dell’ambiente - conclude la Cotecchia - ha grandi margini di crescita e potrà offrire opportunità occupazionali sempre più ampie in futuro».