Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Ai Koreja omaggio a Hopper Frame, il teatro senza parola

Prima a Lecce del lavoro di Alessandro Serra. «Le emozioni dei personaggi innanzitut­to»

- di Dario Fasano

Non è un caso che i quadri di Edward Hopper (1882-1967) abbiano ispirato film noir e a loro volta siano stati condiziona­ti dal cinema americano degli anni Venti e Trenta (Lubitsch e Fritz Lang). Non è un caso che siano piaciuti a Hitchcock che in Psyco riprodusse la casa vittoriana del quadro «House by the raylroad» o a Dario Argento affascinat­o da «Nighthawks» visto in Profondo Rosso. Non è un caso che i lavori del pittore newyorkese, attivo soprattutt­o nella prima metà del Novecento, abbiano ispirato anche il teatro contempora­neo. Ne è un esempio «Frame», lo spettacolo pensato e diretto dal giovane regista romano Alessandro Serra, prodotto dai Cantieri Koreja di Lecce e che va in scena questa sera a nel teatro di via Guido Dorso (sipario alle 20.45).

Diciamolo subito, è uno spettacolo dove manca la parola. «È proprio così. La sua caratteris­tica è il mutismo verbale – spiega il regista – è un lavoro molto visivo, si privilegia il linguaggio del corpo prima di quello verbale. Le figure dipinte da Hopper sono estremamen­te teatrali e raccontano sin troppo. Hanno una potenza tale da annullare ogni parola. I corpi dei miei attori diventano così oggetti in scena, i suoni veicolano emozioni là dove le parole veicolano solo significat­i».

E la sensazione, quindi, è quella di essere in un museo o ad una mostra, dove si alternano immagini, suoni e luci. In ordine sparso, piccoli frammenti di esistenze e di cose. Quello che conta davvero, proprio come nei dipinti, è ciò che le varie scene riescono a rimandare al pubblico. «Come affacciars­i dalla finestra e guardare ciò che avviene di sotto. Non c’è bisogno di sapere cosa accade o cosa si dicono i passanti, basta solo catturare le loro emozioni e il pubblico, le assicuro, non si annoia».

Così come il teatro di parola è in grado di narrare il proprio tempo servendosi spesso di una lingua forte ed evocativa, le immagini create da Serra vogliono essere spogliate dalla retorica, diventare universali per il potere che hanno di evocare la condizione umana e la solitudine esistenzia­le. «Guardando i quadri di Hopper racconta Serra - capiamo cosa i personaggi vogliono dire o nascondere. A me interessa ricreare in scena la loro esperienza interiore. Farla vedere anche solo per un istante. Dolori e fragilità non si possono esprimere con le parole. Si può provare a farlo con le immagini, con i colori, con i suoni. Da soli, o messi insieme, bastano a rendere potente la scena».

«Frame», un progetto squisitame­nte leccese, è stato portato in scena da Alessandro Serra per la prima volta questa estate al Teatro Nuovo di Napoli, all’interno del «Napoli Teatro Festival». Con lui gli attori Francesco Cortese, Riccardo Lanzarone, Maria Rosaria Ponzetta, Emanuele Pisicchio e Giuseppe Semeraro. «Tutti bravi. Si espongono con un linguaggio che non possiedono. Come bambini che scoprono e imparano cose nuove. E questo, almeno per me, è molto stimolante».

Lo spettacolo, dopo la prima regionale di Lecce, sarà al teatro Garibaldi di Bisceglie dal 16 al 19. Poi andrà a Roma per poi girare in un buon numero di teatri italiani. «L’esordio di Napoli è stato un successo - ricorda il regista - a conferma che comunque la gente continua a riempire i teatri. Ha bisogno del rito. Ha bisogno di vedere, di sentire l’attore».

Alla fine dello spettacolo, gli attori e il regista incontrera­nno il pubblico per raccontare e discutere il lavoro appena visto. «Frame» sarà in scena fino a domenica (info: 0832.242000, www.teatrokore­ja.it).

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Sopra una scena dello spettacolo Frame Sotto il regista Alessandro Serra e il dipinto «House by the raylroad»
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