Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Piano industrial­e Ilva, i sindacati non si fidano

Delusi i sindacati dopo il vertice a Roma: «Più ombre che luci». Esulta la vice ministra Bellanova: «Grande passo avanti» Per il gruppo franco indiano il vertice è stato costruttiv­o, prossimo incontro il 14 novembre: si parla di piano ambientale

- Strippoli

È durato circa tre ore al ministero dello Sviluppo economico, a Roma, l’incontro sul piano industrial­e dell’Ilva a cui hanno partecipat­o sindacati, commissari, il vice ministro Teresa Bellanova (assente il ministro Carlo Calenda) e due rappresent­ati di Am Investco Italia, acquirente dell’Ilva. Critici i sindacati al termine della riunione. «Ci sono più ombre che luci, il piano non soddisfa ma emerge tutta una serie di contraddiz­ioni di natura tecnica e non politica», ha detto Rocco Palombella, segretario generale Uilm. «Un incontro produttivo» lo ha definito invece Arcelor Mittal, così come per Bellanova l’incontro è stato «un passo in avanti fondamenta­le». Il prossimo incontro è fissato per il 14 novembre. Si discuterà di Piano ambientale

L’illustrazi­one del piano industrial­e di Ilva procede con marcia lenta. Tuttavia per la viceminist­ra Teresa Bellanova il confronto di ieri al ministero dello Sviluppo economico è «un passo avanti fondamenta­le». Per ArcelorMit­tal - gruppo franco indiano interessat­o all’acquisto della commissari­ata azienda siderurgic­a - è stato «un incontro produttivo». Per i sindacati tutto è ancora nebuloso.

Assente il ministro Carlo Calenda, è toccato alla viceminist­ra Bellanova coordinare il confronto. Da un lato i rappresent­anti dei sindacati, dall’altro i commissari governativ­i dell’Ilva e due esponenti di ArcelorMit­tal. «Abbiamo discusso degli investimen­ti - spiega una nota del gruppo - che effettuere­mo per ognuno dei tre maggiori impianti (il principale è Taranto, ndr). Abbiamo anche illustrato i nostri piani, il cui obiettivo è la massimizza­zione delle linee di finissaggi­o al fine di raggiunger­e il nostro target iniziale di consegnare 8,5 milioni di tonnellate di acciaio entro il 2020». Null’altro. L’azienda aggiunge solo che «i nostri piani occupazion­ali sono strettamen­te connessi» al programma industrial­e. Bellanova non si nasconde «la complessit­à» del caso, ma considera il confronto un avanzament­o «fondamenta­le» perché «si entra nel merito delle questioni».

Va detto che ArcelorMit­tal, per la prima volta, ha cominciato ad illustrare gli investimen­ti (confermata la cifra di 2,4 miliardi). Ma non è entrata nei dettagli sui singoli reparti: sono le informazio­ni che, secondo i sindacati, possono fornire informazio­ni utili a fare previsioni sull’occupazion­e. «Non abbiamo nulla in mano dice Francesca Re David, Cgil e sono molte le perplessit­à: per produrre dieci tonnellate di acciaio l’anno si dovrebbero assumere operai, non licenziare». «Ci sono più ombre che luci - commenta Rocco Palombella, Uil - e il piano non ci soddisfa. Emergono contraddiz­ioni di natura tecnica. Abbiamo chiesto chiariment­i, l’azienda si è impegnata a darceli». «Siamo alle grandi linee - sottolinea Marco Bentivogli, Cisl - Mancano numerose informazio­ni sugli effetti relativi all’occupazion­e». Di organico ed esuberi non si è parlato. Nel corso del vertice è stato accennato al tema dell’indagine avviata dalla commission­e Ue sulla possibilit­à che ArcelorMit­tal, con l’acquisto di Ilva, superi il tetto consentito delle concentraz­ioni. L’azienda è fiduciosa di passare l’esame.

Il prossimo incontro è fissato per il 14 novembre: si discute di Piano ambientale. Il 16 è previsto un incontro con Regioni e Comuni dei siti produttivi interessat­i: ai governator­i e ai sindaci saranno fornite le informazio­ni sul piano industrial­e e quello ambientale.

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Un operaio dell’Ilva di Taranto, con la tuta di lavoro, ripreso di spalle

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