Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Nel museo di sir Hamilton il gioco di Mark Dion
Inaugurata la mostra dell’artista americano nel Palazzo Ducale di Martina Franca
ANapoli, tre anni fa, era collocata a Villa Pignatelli in una cornice neoclassica che molto aveva a che fare con il concept della mostra. Nel suo trasferimento in Puglia, «Alla ricerca di Sir William Hamilton» di Mark Dion, si insedia, in versione leggermente ridotta, in un contenitore barocco, il Palazzo Ducale di Martina Franca, dove sebbene risultino più laschi i rimandi alla figura del suo ispiratore, Hamilton, permane inalterato il fascino dell’artista americano e della sua produzione. L’iniziativa, pensata dalla Fondazione Morra Greco di Napoli e riproposta nell’ambito dell’anteprima della «Biennale delle Memorie», riespone con immutata arguzia molte questioni.
Desiderio di possesso, curiosità erudite, in altre parole tutto ciò che spinge collezionisti e amatori a impadronirsi di oggetti e preziosità varie. Mark Dion su queste tracce costruisce un viaggio tra realtà e finzione in grado di rimescolare cronologie, assetti espositivi e soprattutto di sovrapporre alla filologica raccolta del suo mentore Hamilton, una personale archeologia. Del diplomatico inglese, ambasciatore nel Regno di Napoli tra il 1764 e il 1800, amante delle antichità, vulcanologo, studioso di scienze naturali, erudito e scrittore, Dion rivitalizza l’approccio tassonomico tipicamente illuminista. Criterio, del resto, costante nei suoi lavori incentrati sulla ricostruzione di frammenti storici o naturali che ricompone in musei di nuovo conio e che per l’occasione imbandisce in un percorso espositivo rigorosamente scandito per temi.
Nascono così WunderKammer in cui ready-made, ricostruzioni, autentico e falso, mescolati già in tempi non sospetti, prima cioè dell’apoteosi del fake firmata di recente da Damien Hirst, rivivono in nuove combinazioni. Non manca peraltro anche per Dion il riferimento al naufragio, in questo caso quello reale della nave HMS Colossus in cui Hamilton perse parte dei preziosi reperti, accumulati nel soggiorno napoletano. Dion li recupera con un’operazione di concettuale finezza negli oggetti incrostati come veri e propri materiali provenienti dagli abissi. Di Sir Hamilton riprende anche la passione per l’arte venatoria nei gustosi disegni dedicati agli animali che cacciava, grazie ad una speciale concessione, direttamente nel «Boschetto Reale» della Riserva di re Ferdinando IV. Al territorio napoletano e alle sue risorse naturali rimandano le gouache delle specie ittiche della Baia di Napoli, come la gallinella intarsiata in un mobile contenitore. Filologico risulta il ricorso dell’acquerello, tecnica preferita anche all’epoca per velocizzare la documentazione grafica. In questa rievocazione hamiltoniana non poteva mancare il ricordo della mitica moglie di Hamilton, lady Emma Lyon, interprete per pubblici selezionati, di dee, eroine e regine del mondo antico. La messa in scena delle sue mitologie «vivant» viene celebrata in un palco vuoto, simile, presumibilmente a quello della residenza degli Hamilton a Posillipo.
Se Dion, classe 1961, si conferma grande manipolatore di cortocircuiti temporali, la mostra (promossa da Fondazione Morra Greco, Italiadecide, Enciclopedia Treccani e Comune di Martina Franca), si impone per l’originale trama visiva che contempla un’intrigante tessitura tra il passato e un presente ancora tutto immerso in un gioco postmoderno di citazione e anacronismo.