Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Nel centro di Modugno che ospita i migranti: duecento in poche stanze
eqnuteos, isnupdoicmhe zaemriiciacvaotme eunsuallcalienxicsata, taallme
nel centro di accoglienza straordinaria di M0dugno. La struttura è gestita dalla cooperativa tarantina “Costruiamo insieme”, che si occupa anche del centro di Bitonto. Proprio sulla situazione di Bitonto, dove si trovano 102 migranti invece dei 25 per i quali inizialmente era stata concessa l’autorizzazione, il Movimento Cinque Stelle ha presentato un esposto in Procura. Intanto, domani a Bari riapre l’ex Cie per i rimpatri dei cittadini tunisini.
L’esposto Nei giorni scorsi i Cinque Stelle hanno presentato un esposto sul centro di Bitonto La coop di Taranto Anche la struttura di Modugno è gestita dalla coop “Costruiamo inseme” di Taranto
«Nel campo ci sono più di 200 ragazzi, dormiamo in 50 in uno stanzone, il cibo non è buono, in alcune ore della giornata manca l’acqua, i bagni sono sporchi, quando qualcuno sta male ci assistono a malapena». Desmond ha 24 anni, dice di essere fuggito dall’inferno della Nigeria dove i terroristi di Boko Haram gli avrebbero ucciso moglie e figli e lo avrebbero torturato perché cattolico. Da circa un anno vive nel centro di accoglienza straordinaria di Modugno, in attesa che gli venga concesso l’asilo. Ogni domenica mattina raggiunge un paese vicino per andare a messa. Prega e spera. Con lui c’è spesso un altro ragazzo, Rashid, pure lui nigeriano e cristiano. E anche Rashid si lamenta per gli stessi motivi.
Una situazione che sembra piuttosto diffusa in questi luoghi, spuntati come funghi negli ultimi anni tre anni, da quando cioè sono stati previsti per integrare il sistema dell’accoglienza dei richiedenti asilo. Le foto scattate all’interno di un palazzone giallo e blu sulla ex statale 98, una volta adibito ad uffici, sono del resto piuttosto eloquenti: letti uno accanto all’altro, vestiti e oggetti personali accatastati ovunque, servizi igienici poco puliti. Le immagini sono simili a quelle del C. a. s. ospitato nell’istituto “Maria Cristina di Savoia” a Bitonto, di cui il Corriere si è già occupato: proprio il caso di Bitonto è finito in Procura dopo una denuncia del vicepresidente della Commissione parlamentare sui centri di accoglienza, Giuseppe Brescia. I 5 Stelle lì hanno trovato 102 migranti al posto dei 25 per cui sarebbe stata concessa inizialmente l’autorizzazione. A Modugno, quando sono arrivati nell’estate del 2015, i richiedenti asilo erano una ottantina. Ora sarebbero più del doppio, anche se i numeri ufficiali non sono ancora stati forniti dalla prefettura e la cooperativa “Costruiamo Insieme” di Taranto, che gestisce entrambi i centri, sostiene di non poterli comunicare.
La presidente della coop, Nicole Sansonetti, respinge però le accuse. E spiega: «I dati relativi alla presenza nei Centri di accoglienza sono di esclusiva pertinenza della prefettura, che dalla nostra cooperativa viene informata mediante report quotidiani. Quando qualcuno parla di strutture sovraffollate, evidentemente non è al corrente che il bando faceva riferimento solo all’accoglienza dei primi ospiti. In un secondo momento, sempre rispondendo all’invito della stessa prefettura, è stata nostra cura rendere utilizzabili altre zone con un significativo potenziamento dei servizi igienici. Una impresa di pulizia svolge servizio dodici ore al giorno, seguita nella sua attività da nostri operatori. Gli ospiti sono tutti iscritti al servizio sanitario, dunque coperti sotto il profilo assistenziale». A Bitonto, poi, “Costruiamo Insieme” ha proposto di farsi carico di 11 dipendenti dell’istituto di servizi alla persona “Maria Cristina di Savoia” che attraversa una profonda crisi. Le lamentele sarebbero dunque ingiustificate. Nessuno lo dice apertamente ma dalla cooperativa lasciano intendere che molte situazioni al limite sarebbero provocate proprio dai migranti. Alcuni dei quali però studiano l’italiano e partecipano a progetti per l’inserimento lavorativo. Due sono stati assunti nei giorni scorsi da una officina e altri due cureranno il verde per una azienda. Gocce in un oceano, ma segnali di speranza. Anche se, come conclude proprio Sansonetti «il nostro auspicio è che si possano realizzare al più presto i progetti Sprar; ospitare, dunque, extracomunitari in vere abitazioni. Perché, è bene ricordarlo, i Centri di accoglienza vanno considerati esclusivamente come momenti di passaggio e non soluzioni definitive per quanti arrivano in Italia».