Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
C’è Torricella sulla tavola del Papa
Dall’Alitalia alla carta dei vini del Vaticano, la «scalata» di Erminio Campa Il primitivo «Li Cameli» sfonda all’estero. «In Polonia l’autografo sulla bottiglia»
Non è certo che il buon vino sia effettivamente «nettare degli Dei», come spesso si ama dire, soprattutto da brilli. Più veritiero è che il nettare prodotto in provincia di Taranto, a Torricella, zona tipica del Primitivo di Manduria, dall’azienda Erminio Campa sia, più modestamente, il «vino che beve il Papa». Una etichetta nata per caso, diventata però un trampolino straordinario per farne apprezzare la qualità. «Non era nei miei progetti dire che il mio è il “vino del Santo Padre” – spiega Erminio Campa – D’altra parte, ho cominciato a trasformare e imbottigliare vino solo quattro anni fa. Ma non nego che l’appellativo ci abbia dato un’inimmaginabile spinta sul piano del marketing, perché suscita molta curiosità. Poi, però, la qualità fa il resto. Pensi che la settimana scorsa ero a Varsavia, in Polonia, per un evento organizzato da una importatrice con i suoi clienti. Erano così presi dal vino “del Santo Padre” che alla fine lo hanno acquistato per chiedermi un autografo sulla bottiglia».
Cosa c’è di vero in questa storia? «Tutto inizia per fortuna. Una sera, in una degustazione a Roma, uno dei tanti registratori assaggia il mio vino e resta sbalordito. Gli chiedo se abbia un ristorante o altro. Sorride senza rispondermi. A fine serata torna al mio banchetto per acquistare una bottiglia. Gliela regalo. Dopo un paio di settimane arriva una mail dall’ufficio acquisti di Alitalia, con una convocazione a Fiumicino. Il vino era stato selezionato da quell’“angelo” che avevo conosciuto quella sera per essere servito a bordo dei voli intercontinentali di Alitalia, nella classe magnifica».
A quell’altezza, è stato più facile arrivare al Santo Padre. «Alitalia organizza i suoi viaggi apostolici. In uno dei suoi voli (per raggiungere il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, ndr), Papa Francesco ha assaggiato per la prima volta il mio vino». Da allora i somme- liers della Santa Sede avrebbero inserito nella carta dei vini personale del Pontefice il vino primitivo «Li Cameli», un cavallo di battaglia dell’azienda, l’altro è «Li Janni» (entrambi prendono il nome dalle contrade delle vigne). E da allora l’attenzione mediatica è cresciuta su Erminio Campa e la sua azienda. Ma, come detto, tanto clamore non ci sarebbe stato se, al fondo, non ci fosse stata la qualità. «Devo ringraziare mio fratello Francesco. Coltiva i vigneti in modo impeccabile, curando tutto nei minimi particolari. Riusciamo a fare della qualità la nostra arma vincente perché abbiamo 22 ettari di vigneti. Possiamo selezionare le uve migliori per le nostre bottiglie e la parte restante la vendiamo. La nostra forza maggiore, comunque, sono i nostri alberelli di 43 anni, che producono un nettare di altissima qualità con duetre grappoli per ceppo».
Le vigne aziendali, a circa 3 km dal mar Jonio, crescono su terreni medio argillosi e di «terra rossa», baciate dal sole e da un clima mite e ventilato. Sono coltivate con tecniche moderne ma anche nel solco della tradizione, con grande rispetto per l’ambiente e le piante. La raccolta è fatta a mano. E a mano si selezionano i grappoli migliori. Fermentazione, vinificazione e maturazione avvengono in serbatoi di acciaio inox, a temperatura termocontrollata. Poi l’affinamento in bottiglia, per almeno sei mesi.
La produzione di primitivo con le uve dei vigneti autoctoni di proprietà si tramanda in famiglia da tre generazioni, in particolare da nonno Francesco e da papà Angelo. In passato, uve e mosti partivano per le industrie di trasformazione del Nord. La svolta nel 2012, quando i tre fratelli, Erminio, Francesco e Valentino, decidono di produrre autonomamente. «Ci siamo resi conto – rivendica Erminio – che potevamo realizzare le stesse cose dando valore al nostro lavoro e al territorio».
Assaggio in volo Durante un volo papa Francesco ha assaggiato il vino. E lo ha scelto