Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Se l’olio ha il sapore del passato

A Montemesol­a il Frantoio D’Erchie, tre generazion­i e un futuro giovane Il manager De Siati: «Puntiamo su qualità e ambiente». Le «nozze» con Grottaglie

- Paola Cacace

Ceramiche di Grottaglie che celebrano lo Yin e lo Yang, il nero e il bianco della filosofia cinese, mentre l’olio viene conservato sotto azoto. La tradizione e le alte tecnologie. L’olio leggero e quello più rustico e tradiziona­le in un equilibrio che incontra i gusti dei consumator­i. Una tradizione «griffata» Frantoio D’Erchie, azienda oggi guidata dalla terza generazion­e e in particolar­e da Ciro D’Erchie, nipote e omonimo del fondatore.

«La nostra azienda - racconta Michele De Siati, brand manager del Frantoio D’Erchie affonda le sue radici a Montemesol­a, in provincia di Taranto, dove Ciro D’Erchie, il nonno dell’attuale guida della nostra azienda, realizzava l’olio nel suo primo frantoio ipogeo. Era il 1932. Oggi 85 anni dopo l’azienda è passata dalle presse a una lavorazion­e a ciclo continuo a temperatur­a bassa. Una temperatur­a che rende meno olio, dal punto di vista della quantità, ma che garantisce standard qualitativ­i inimmagina­bili. Ma non solo. Per garantire una conservazi­one perfetta dell’olio fino al momento della messa in commercio e al suo arrivo sulle tavole, ci siamo attrezzati da un paio di anni a questa parte con qualcosa di straordina­rio: un impianto di conservazi­one ad azoto».

In poche parole nell’impianto di conservazi­one dell’olio di Frantoio D’Erchie l’azoto, che è un gas inerte, occupa tutti gli spazi lasciati li- beri dallo stesso olio. Una sorta di sottovuoto ultra-tech dove l’ossigeno è sostituito dal gas. «Per quanto riguarda la lavorazion­e ci siamo adeguati ai tempi, anzi in alcuni casi stiamo anche provando ad anticipare il futuro. Ma soprattutt­o siamo attenti all’ambiente e così abbiamo ottenuto la Carbon Footprint, certificaz­ione che ci vedrà impegnati nella riduzione delle emissioni di Co2 in tutte le fasi della nostra produzione. Un passo dovuto per chi come noi ha a che fare con l’ambiente ogni giorno. Una conferma dei nostri valori per i nostri clienti». Clienti che però diventano sempre più esigenti. Sia dal punto di vista del gusto che dell’estetica. Ed ecco che l’azienda tarantina ha pensato anche a confezioni, ed edizioni speciali. «Abbiamo deciso di puntare a un design che incontrass­e il gusto dei clienti per gli orci e le olivette. Rosse bianche, nere e anche in verde oliva» spiega De Siati. «Il tutto rimarcando il legame con il nostro territorio grazie alle ceramiche di Grottaglie. E, piccola curiosità, una delle nostre edizioni quella legata allo Yin e Yang creata nel 2012 per i nostri 80 anni ha anche ricevuto un premio. Ma non solo. Qui entra in ballo il metodo di conservazi­one legato al contenitor­e e al suo colore. Ed ecco che la bottiglia bianca custodisce un fruttato delicato, mentre la nera un olio adatto ai sapori più forti. Le ultime novità da parte dei nostri frantoiani? Olio D’Erchie è entrato a far parte della famiglia slow food. Un must per il nostro olio che non solo parla pugliese ma è un vero e proprio viaggio nel gusto».

Il gusto «Siamo entrati nella famiglia slow food»

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Ciro D’Erchie, nipote del fondatore del frantoio di Montemesol­a (Taranto) A destra, una foto storica dell’azienda Sopra, alcuni degli olii D’Erchie Sotto, il brand manager dell’azienda, Michele De Siati
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