Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Dal Gargano ai ristoranti di Puglia il business dell’olio di Apricena

Piano: «Fu l’Eneide a suggerirmi quali olive produrre»

- Luca Pernice

Produrre olive e olio senza disturbare la terra, mantenendo la biodiversi­tà e studiando l’Eneide di Virgilio. Sono i punti cardini dell’azienda agricola di Raffaele Piano di Apricena che, da alcuni anni, coltiva 210 piante di ulivo, della varietà peranzana, biologicam­ente ma soprattutt­o con agricoltur­a sinergica. Un particolar­e tipo di coltivazio­ne elaborato da un’agricoltri­ce spagnola che si basa sul non lavorare la terra, lasciando i residui organici che fanno crescere meglio le piante. Raffaele Piano, in pratica, non ara il terreno che ospita gli alberi di ulivo ma lascia crescere spontaneam­ente l’erba: in questo modo le piante creano suolo fertile attraverso i suoi stessi residui organici. Inoltre all’interno dell’uliveto ci sono quasi 200 alberi da frutta e nelle radici degli uliveti vengono inseriti delle particolar­i spore di funghi, dando più vigore alle piante. «I prodotti ottenuti con l’agricoltur­a sinergica – spiega Raffaele Piano - hanno una diversa qualità, un diverso sapore, una diversa energia e una maggiore resistenza agli agenti che portano malattie. Senza dimenticar­e che grazie al mio modo di coltivare l’inquinamen­to non esiste. E dunque l’olio è un prodotto biologico e salubre al cento del cento».

Duecentodi­eci piante di peranzana, una varietà di oliva del nord della Daunia. Produzione: circa 1000-1500 litri di olio l’anno. L’imbottigli­amen- to avviene in azienda. Il corebusine­ss dell’olio di Raffaele Piano è quasi solo la ristorazio­ne pugliese. «Il nostro olio – continua l’agricoltor­e - è un prodotto eccellente e quasi di nicchia. Per intenditor­i. Ecco perché una bottiglia del nostro olio è presente sui tavoli dei più importanti e rinomati ristoranti pugliesi». Un agricoltor­e, Raffaele Piano, con la passione per la storia e per Virgilio. In azienda, oltre all’olio si coltiva anche la peranzana da tavola. E la si coltiva tenendola in salamoia, dai 7 ai 12 mesi, in acqua di mare. «Una volta leggendo l’Eneide – racconta Piano – mi soffermai sulla storia del pescatore che, tirando le reti, notò delle olive galleggiar­e. Le raccolse e le mangiò notando che avevano perso il gusto amaro. Allora ho pensato: perché non farlo pure noi». Così le olive da tavole della peranzana, dopo essere state raccolte, vengono messe in salamoia con una particolar­e acqua del Mar Mediterran­eo, fornita da una ditta spagnola. Un’acqua estratta dal mare, filtrata in modo da eliminare le impurità ma non la salinità che toglie il gusto amaro alle olive dando loro sapore e gusto.

La peranzana L’azienda coltiva anche la peranzana da tavola trattata con acqua di mare

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Raffaele Piano, dell’omonima azienda agricola di Apricena

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