Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Pisicchio: «Uno sbandament­o che descrive la classe politica»

Il deputato: «L’insulto alla Melini? Caso grave e bislacco»

- Di Angelo Rossano

Èuno degli highlander della politica italiana. Se c’è uno che le ha viste tutte è lui: Pino Pisicchio, area di centrosini­stra, presidente del gruppo misto alla Camera. «Una scheda in più - dice Pisicchio - significa che si ha a che fare con dei pasticcion­i oppure che c’è stato un tentativo di dolo». Le offese sulla scheda alla consiglier­a Melini? «Più che pornopolit­ica, la definirei pornolalia politica. C’è un problema di qualità del ceto politico».

È uno degli highlander della politica italiana. Per la prima volta ha messo piede in Parlamento nel ’68, ma stava accompagna­ndo il padre. Per entrarci da deputato ha atteso fino al 1987. Sempre eletto tranne una parentesi nel ’94. Entrò in consiglio comunale a 26 anni. Se c’è uno che le ha viste tutte in politica è lui: Pino Pisicchio, di area centrosini­stra, presidente del gruppo misto alla Camera.

Pisicchio, lei ha scritto «I dilettanti. Splendori e miserie della nuova classe politica». Di miserie se ne intravedon­o molte, di splendori pochi. Come giudica questa storia del Consiglio regionale che si avvita per mesi sulle nomine del Corecom e che ieri ha dovuto annullare una votazione perché è spuntata una scheda in più?

«Intanto spiegherei che il Corecom non è l’Agcom, cioè l’Autorità per le garanzie nelle comunicazi­oni. Sembra che si sia voluto replicare a livello locale forme apocalitti­che di scontro per un ente che ha certamente un ambito molto più perimetrat­o».

Insomma: conta poco. E allora perché addirittur­a far spuntare una scheda in più? Si può pensare a un errore?

«Una scheda in più significa che si ha a che fare con dei pasticcion­i oppure che c’è stato un tentativo di dolo».

E chissà cosa è peggio. In entrambi i casi non stiamo messi bene.

«No, non stanno messi bene. Eppure, non tutti sanno che nella nuova legge elettorale, il Rosatellum, c’è un articolo che contrasta il voto contraffat­to. L’elettore voterà su una scheda in qualche modo “tagliata” prima di essere consegnata, questo per evitare che si possa imbrogliar­e e che la scheda possa essere sostituita con un’altra, magari già votata e che arriva dall’esterno del seggio. Se è stato trovato un sistema che può funzionare per cinquanta milioni di elettori, magari alla Regione si possono inventare qualcosa di simile».

Settimane e settimane per eleggere i componenti del Corecom. Con voti validi, ma sospesi; leggi cambiate; voti sbagliati; schede in più che spuntano dal nulla; altre schede su cui si esprime la preferenza per Minnie, Topolino e Paperino. Ma dove siamo?

«Dove siamo? Siamo nel Consiglio regionale, la massima assise pugliese, un’assemblea legislativ­a. Una volta i partiti avevano adepti espertissi­mi in procedure. Oggi non è più così e capitano pasticci come questo del Corecom, che però almeno una cosa buona l’ha prodotta». Quale? «L’elezione alla presidenza di Lorena Saracino, un’ottima profession­ista che stimo».

Dalla scheda in più in Consiglio regionale, alla pornopolit­ica in consiglio comunale. Con gli insulti sessisti rivolti alla consiglier­a Irma Melini sulla scheda elettorale. Nel suo editoriale

Se prima si stava meglio Una volta i partiti avevano adepti espertissi­mi in procedure. Oggi non è più così e capitano pastrocchi come quello che ha riguardato il Corecom La differenza Quando entrai in Consiglio comunale c’erano personaggi come Tatarella, Vernola e Di Giesi. La politica era una spanna sopra la società civile

pubblicato sul Corriere di ieri, Sergio Talamo dice che qualcuno ha scambiato l’aula del Consiglio comunale con il bagno del liceo.

«Più che pornopolit­ica, la definirei pornolalia politica. Fenomeni gravi e bislacchi. C’è un problema di qualità del ceto politico. Quando io entrai in Consiglio comunale c’erano personaggi come Nino Vernola, Pinuccio Tatarella, Michele Di Giesi, Claudio Lenoci. C’era un’aurea quasi sacrale. Diciamo che oggi la situazione è diversa. La verità è che una volta la classe politica era una spanna sopra alla società civile». Ora è una spanna sotto? «No, no. Ora è perfettame­nte in asse. Allineata».

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