Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
NEL BICCHIERE
«Menone» un negroamaro di grande livello
Salento e Negroamaro costituiscono un binomio indissolubile, non ancora ai livelli della Toscana-Chianti, ma quasi. Vino e territorio, qualità e prezzo sono i parametri su cui si muove il successo internazionale della Puglia e di questo, gran merito va al Negroamaro. Il principe del Salento, come viene chiamato, è vitigno versatile; da esso si ottengono rosati, vini giovani e riserve e tutti di buona qualità. Quando poi i vini derivano da viti coltivate ad alberello, allora decisamente le probabilità di trovarsi di fronte a vini di livello aumenta sensibilmente.
La coltivazione ad alberello che per anni ha segnato il paesaggio pugliese ha ormai da tempo lasciato spazio alle coltivazioni a spalliera, molto più economicamente gestibili. Quella ad alberello però resta l’espressione migliore ed equilibrata, specie in condizioni climatiche avverse come quelle di quest’anno dove l’assenza di piogge e l’estrema calura hanno sottoposto le coltivazioni ad una dura prova.
Gli alberelli da cui si ottiene il Menone hanno circa settant’anni e mostrano nel frutto la loro saggezza quasi secolare. Il 2012 di casa Marulli, affinato per tre anni in vasche di cemento interrate, mostra un rosso rubino intenso con ancora riflessi purpurei. L’olfatto costituito da un frutto maturo e complesso è giocato sui toni di ciliegia e piccoli frutti con cenni speziati. Al palato è morbido, succoso, ben equilibrato e profondo. Lungo e godevole il finale con tannini vellutati su sottofondo piacevolmente amarognolo.