Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Pasticcio Corecom E sull’Acquedotto salta la maggioranza
Il documento sul destino di Aqp non passa. Scheda in più, bufera anche per l’elezione del presidente. Vince Saracino, prima si era imposto Blasi
La maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale non tiene. E’ questo il dato politico che emerge da un’altra movimentata giornata di Consiglio regionale.
La maggioranza di centrosinistra non tiene. È il dato politico che emerge da un’altra movimentata giornata di Consiglio regionale. Il documento che doveva attestare la posizione della maggioranza, sul destino dell’Acquedotto, non riceve il via libera dell’Assemblea. La causa è la stessa che ha funestato il cammino recente dei lavori consiliari: l’assenza del numero legale, con gli esponenti delle opposizioni ad uscire dall’Aula e quelli di centrosinistra a corto di numeri.
Il dato politico - molto serio - si unisce ad un altro memorabile tonfo sulla tormentata vicenda Corecom: cominciata male, proseguita peggio, conclusasi in maniera indecorosa. Il voto sul presidente dell’organismo (che vigila su telefonia e tv locali) è ripetuto perché viene scoperta una scheda in più nell’urna. Quando si rivota il risultato è ribaltato. Nella prima era risultato eletto l’uscente Felice Blasi, nella seconda (e definitiva) la giornalista Lorena Saracino, ex
Corriere, prima donna al vertice Corecom. Riavvolgiamo il nastro. Il primo adempimento è il ricordo commosso dell’assessore Totò Negro morto martedì: prendono la parola il del Consiglio Mario Loizzo, il consigliere Napoleone Cera (capogruppo Udc, lo stesso cui aderiva Negro), il governatore Michele Emiliano (che ieri si è presentato in Aula con maglione e camicia, nessun altro presidente l’aveva fatto).
Parte il voto. Per prima cosa tocca eleggere i due componenti Corecom mancanti: sono eletti Franco Di Chio ed Elena Pinto. Si completa così l’organismo dopo la prima originaria votazione che aveva portato nel Corecom tre figure designate dal centrosinistra (Saracino, Blasi, Marigea Cirillo). Circostanza che aveva indotto a modificare la legge (tutti d’accordo, tranne 5 Stelle e SI) e ad allargare l’organismo a 5 componenti, in modo da riservarne due all’opposizione. Di Chio e Pinto ricevono i voti del solo centrodestra: gli altri votano scheda bianca.
Completato il Corecom, il Consiglio deve votarne il presidente. Non c’è un vero ordine di scuderia, dopo le defaillance precedenti. Tuttavia, si sa che Loizzo da sempre sostiene Blasi, presidente uscente. Giovedì sera circola un generico invito a sostenerlo: il centrodestra (FI e Dit) concorda e ricambia la cortesia, i 5 Stelle sono fuori dai giochi. Il candidato sponsorizzato da Loizzo dovrebbe avere la strada spianata, invece fa fatica. Rispondono alla “chiama” 48 consiglieri: 21 voti a Blasi, 20 a Saracino, 6 bianche, due nulle.
Scrutina il segretario d’Aula, Peppe Turco. Secondo un deprecabile vezzo (vedi articolo a pagina 3) legge anche il contenuto delle nulle. Su una è scritto «Topolino», sull’altra spunta «Minnie» (ripeterà anche dopo). Si passa alla legge che deve prorogare l’entrata in vigore del regolamento-tipo edilizio. Pochi minuti e il presidente d’Aula (in quel momento Giandiego Gatta) avverte che il voto sul Corecom è da ripetere: i votanti erano 48 ma le schede scritinate 49. Dunque è stata infilata una scheda in più nell’urna. Da chi? Circolano voci maliziose circa l’interesse di questo o quello ad alterare la votazione. Più probabile che si tratti di sciatteria. Ad ogni consigliere erano state consegnate due schede: una per il voto dei due componenti, l’altra per il presidente. È possibile che qualcuno non abbia votato per l’elezione dei due componenti, trattenendo la scheda e infilandola (consapevole o meno) nell’urna per la seconda votazione. Un’alpresidente
tra ipotesi è che, banalmente, si sia calcolato un votante in meno. Si rivota: questa volta 49 votanti e 49 schede, ma risultato ribaltato. Saracino 22 voti, Blasi 20, 5 bianche, 2 nulle. È il segno del malumore verso Loizzo (per aver sponsorizzato Blasi con energia) e della disunione della maggioranza, incapace di coordinarsi. La maggioranza può contare su 30 voti, il centrodestra una dozzina, otto i 5 Stelle. Se tutto il centrodestra ha votato Blasi (12) significa che gran parte del centrosinistra ha disatteso la linea ufficiale.
Concluso il Consiglio, si è riunita la giunta. La decisione più importante riguarda la variazione da 30 milioni sul bilancio 2017 (legge in Aula a fine mese). Si sono registrate maggiori entrate rispetto alle previsioni. Per evitare di farle finire nell’avanzo di amministrazione (che la Corte dei conti chiede di non utilizzare) si è provveduto a distribuirlo su alcuni capitoli: una decina per finanziare le funzioni non fondamentali di Comuni e Province (è una tantum). Il resto distribuito tra sanità, Arif e cofinanziamento fondi Ue.
Niente numero legale Caos Aqp, solo 21 voti per il documento che attestava la posizione del centrosinistra Minnie e Topolino Ecco cos’è stato scritto su due schede nulle mentre si eleggeva il presidente Corecom Disagio nell’urna Il successo di Saracino segno del malumore verso Loizzo che aveva indicato il nome di Blasi