Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Perché ogni volta che piove la città si trasforma in un lago
Più di mille chilometri di rete stradale, di cui soltanto centosettanta coperta da un sistema di fogna bianca. Si può spiegare così ciò che accade nel capoluogo pugliese quando piove. Grandi ristagni d’acqua, piste ciclabili che somigliano a veri e propri laghi, marciapiedi che scompaiono sotto i centimetri di pioggia accumulati sulle carreggiate. Nella foto il parco Don Tonino Bello completamente sommerso dall’acqua. Le ragnatele di tubazioni sotterranee non sono sufficienti a contenere il flusso e deviarlo. La rete fognaria è obsoleta e composta da tubature tarate sull’espansione cittadina di decenni fa. Per questo non permette il deflusso delle acqua.
Più di mille chilometri di rete stradale, di cui soltanto centosettanta – neanche il quindici per cento - coperta da un sistema di fogna bianca. Si può spiegare così, in soldoni, ciò che accade nel capoluogo pugliese ogni volta che piogge più forti del normale si abbattono sulle sue strade. Grossi ristagni d’acqua, piste ciclabili che somigliano a veri e propri laghi, marciapiedi che scompaiono sotto i centimetri di pioggia accumulati sulle carreggiate. Le ragnatele di tubazioni sotterranee non sono sufficienti a contenerne il flusso e deviarlo, quindi, verso la sua destinazione finale: il mare. Neanche la fogna mista (non più accettata dalla normativa vigente e pertanto oggetto di un piano di riordino che ne prevede la separazione in bianca e nera) basta a smaltire i quantitativi in eccesso, riducendosi in perenne sovraccarico.
Obsoleta, è composta da tubature tarate sull’espansione cittadina di decenni fa. Contestualmente, caditoie e bocche di lupo perennemente intasate incancreniscono una situazione già critica, non permettendo il deflusso delle acqua all’interno delle tubazioni e lasciando quindi l’acqua in superficie. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, soprattutto nelle zone critiche. Una su tutte San Pasquale, che soffre particolarmente della totale assenza di un sistema di fogna bianca. In via Re David e via Fanelli, nello specifico, confluiscono anche le acque provenienti dalle strade limitrofe che, non avendo modo di defluire altrove, si concentrano in prossimità della nuova rotatoria di San Marcello e della pista ciclabile da poco realizzata, creando un effetto lago le cui acque arrivano a sversarsi all’interno degli esercizi commerciali. Una situazione leggermente migliorata con la pulizia delle caditoie disposta dal Comune di Bari qualche settimana fa. Grossi problemi anche in via Giulio Petroni, nel tratto che attraversa il quartiere Poggiofranco. Immutata la situazione dei sottopassi cittadini, con la oramai proverbiale chiusura di quello di Santa Fara, riaperto al traffico alle cinque del mattino di ieri. Agenti della polizia municipale sono stati costretti a transennare l’entrata e l’uscita per inibirne l’accesso, subito dopo aver «liberato» un’automobile rimasta bloccata al suo interno. «Ad oggi la condotta più grossa che abbiamo a disposizione – spiega l’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Giuseppe Galasso - è quella che cammina sotto via Papa Giovanni XXIII, prosegue su viale di Vittorio e via Orabona e arriva su via Omodeo, punto in cui il suo diametro si amplia, passando da un metro e sessanta a due e cinquanta». Galasso ne parla come «l’unica arma di attuale salvezza» per ridurre i ristagni in via Re David. «Ma dobbiamo aumentare i punti di captazione delle acque su via Fanelli», aggiunge. E al netto degli interventi di manutenzione ordinaria già effettuati (cinquecentomila euro per il 2017 e un milione per il 2018), talvolta risolutivi, si guarda con interesse alla progettazione del “salva-Picone”, una condotta di fognatura bianca che avrà il compito di intercettare le acque che arrivano dai quartieri Poggiofranco, Carrassi e San pasquale. Ma il «salva-Picone» costerà almeno venti milioni di euro. «E’ uno dei progetti che contiamo di candidare alla Regione per il finanziamento», conclude Galasso.