Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emiliano al contrattacco «Loro hanno fallito tutto e cercano un colpevole»
Il ministro: «Vanno al Tar? Fino a sentenza non si negozia più». Il governatore: «Noi capro espiatorio»
Tutti contro la Regione e il Comune di Taranto, se non una sparuta minoranza. È la reazione delle parti sociali e della politica, dopo il duplice atto andato in scena sul caso Ilva. Da un lato il governatore Michele Emiliano e il sindaco Rinaldo Melucci confermano la decisione di impugnare davanti al Tar il decreto del governo che aggiorna il Piano ambientale. Dall’altro, come conseguenza del primo atto, il ministro Carlo Calenda sospende le trattative sulla cessione dell’Ilva. Emiliano replica da Bruxelles. Sposta la discussione su un altro terreno. «Hanno determinato una concentrazione ben superiore alla quota massima consentita e cercano un capro espiatorio per il fallimento».
Tutti contro la Regione e il Comune di Taranto, se non una sparuta minoranza. È la reazione delle parti sociali e della politica, dopo il duplice atto andato in scena sul caso Ilva. Da un lato il governatore Michele Emiliano e il sindaco Rinaldo Melucci confermano la decisione di impugnare davanti al Tar il decreto del governo che aggiorna il Piano ambientale. Dall’altro, come conseguenza del primo atto, il ministro Carlo Calenda sospende le trattative (tra possibili acquirenti, governo e sindacati) sulla cessione dell’Ilva. E fa di più. Lancia un avvertimento sinistro: «Inutili i tavoli del negoziato - dice - finché non è chiara la situazione. Se il Tar di Lecce accoglie l’impugnativa, l’amministrazione straordinaria dovrà procedere allo spegnimento di Ilva. Emiliano dice che sono i bambini di Taranto a chiedergli di impugnare il decreto? Penso che quei bambini ci chiedano di coprire i parchi (dei minerali, ndr) e di fare gli investimenti».
Emiliano replica da Bruxelles. Sposta la discussione su un altro terreno. «Temo - dice il governatore - che la vicenda dell’aggiudicazione dell’Ilva ad ArcelorMittal sia tutta sbagliata. Hanno determinato una concentrazione ben superiore alla quota massima consentita (dalle norme europee, ndr) e cercano un capro espiatorio per dare la colpa del loro fallimento». L’allusione è alle richieste dell’Antitrust europeo per evitare una eccessiva concentrazione. «Hanno provato a proporre - continua Emiliano - l’uscita di Marcegaglia dalla cordata: questa proposta di ArcelorMittal era talmente campata per aria che non è neanche stata presa in considerazione dalle autorità europee. Calenda era stato ampiamente avvertito dalla Puglia. Se tentasse di dare la colpa a noi, per il fallimento dell’aggiudicazione, sbaglierebbe indirizzo».
Nessun riferimento al ricorso. Su quel punto, la linea della Regione è di far parlare i giudici. Con due domande sottintese: 1) perché il governo è così preoccupato del ricorso? 2) perché si sospende il negoziato visto che il decreto resta in vigore fino a quando, eventualmente, non fosse annullato dal Tar? Il ricorso lamenta il fatto che il Dpcm rinvia al 2023 la conclusione della fase dei lavori di messa in sicurezza, che, secondo l’Aia del 2012, dovevano chiudersi nel 2016. Chiede, poi, che comprenda la valutazione del danno sanitario. E sollecita un aggiornamento del testo, alla luce delle osservazioni avanzate dalle associazioni locali.
La decisione di Calenda scatena i sindacati. Rocco Palombella (Uil) parla del ricorso come di «una iniziativa sciagurata». La leader Cisl, Annamaria Furlan, lo considera «un grave errore». La Cgil (il pugliese Pino Gesmundo e la leader Fiom Francesca Re David) invita Emiliano a ritirare il ricorso e Calenda a riprendere il negoziato. Il governatore replica: «Niente panico, l’attività va avanti». Controreplica dello staff di Calenda: «Senza piano ambientale non si può procedere».
Accuse La scelta di Regione e Comune sul piano per l’ambiente criticata da tutte le sigle