Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Abbiamo scritto l’insulto» Così la prova calligrafica
Il caso Melini Offesa sessista, verifiche sui primi consiglieri
Si sono sottoposti al «saggio grafico» i primi quattro consiglieri comunali di Bari convocati dalla procura nell’ambito dell’indagine sul caso della consigliera comunale di Bari Irma Melini, destinataria di una offesa sessista scritta anonimamente su una scheda di voto durante uno scrutinio segreto nella seduta del Consiglio comunale del 14 novembre scorso. Nell’inchiesta, al momento a carico di ignoti, il procuratore aggiunto Roberto Rossi ipotizza il reato di diffamazione aggravata.
Due fogli riempiti di parole dettate dalla grafologa e un facsimile del voto sul quale è stato scritto il nome della consigliera Irma Melini.
È il cosiddetto «saggio grafico» (comparazione e accertamento di una grafia, ndr) a cui ieri mattina si sono sottoposti quattro consiglieri comunali di Bari negli uffici giudiziari di via Nazariantz. Un accertamento che rientra nell’inchiesta sul caso di Irma Melini (Gruppo misto) destinataria il 14 novembre scorso di un’offesa sessista (Irma tr...) scritta anonimamente su una scheda durante una votazione in consiglio comunale da uno dei 23 componenti. Un insulto che, dopo la denuncia di Melini e del sindaco Antonio Decaro, ha dato il via all’apertura di un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, in cui viene ipotizzato il reato di diffamazione aggravata. L’intervento della magistratura è stato necessario perché l’autore o l’autrice dell’offesa non si è mai fatto avanti per ammettere le sue responsabilità e chiudere definitivamente la vicenda.
Ieri mattina davanti ai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della procura e la grafologa nominata dal pm, si sono presentati i primi 4 consiglieri: Irma Melini innanzitutto, poi Francesco Giannuzzi, Salvatore Campanelli e Antonio Mariani. Gli altri consiglieri che saranno sottoposti al test nei prossimi giorni sono andati in procura solo per ritirare la notifica a comparire.Tra loro anche il presidente del consiglio comunale, Pasquale Di Rella, convocato per domani. Nessuno dei 23 consiglieri è comunque obbligato a sottoporsi al «saggio grafico» ma nemmeno uno tra loro, almeno fino a questo momento, si è rifiutato. Al termine delle prove la perita procederà all’analisi comparativa con la scheda incriminata e identificare l’autore o l’autrice.
«Ho massima fiducia nella magistratura - ha detto Melini uscendo dal palazzo di giustizia - da oggi finalmente si inizia a fare chiarezza su questa brutta pagina della politica barese». Anche il consigliere Giannuzzi ha parlato di «gesto vile e indecoroso che poteva essere chiuso in altra maniera se la persona (il responsabile dell’insulto, ndr) si fosse «costituita» nella mani della conla sigliera Melini e avesse chiesto scusa». Parlando poi dell’esame della grafia Giannuzzi ha aggiunto che la grafologa «ha fatto scrivere frasi abbastanza lunghe e un facsimile della scheda. È possibile -ha concluso - che domani rimanderemo un consiglio comunale in prima e seconda convocazione per consentire ai consiglieri di sottoporsi alla perizia pur avendo all’ordine del giorno un tema molto importante».
Con l’intervento della magistratura è saltata l’iniziativa politica che era stata promossa dal presidente Di Rella e dal consigliere Michele Caradonna di pagare una perizia privata (l’esperta era stata già individuata) per sottoporsi al test in maniera volontaria. Per questo devolveranno duemila euro (il costo della perizia) ad un’associazione che si occupa di contrastare la violenza sulla donne. L’associazione sarà sorteggiata tra quelle segnalate, anche in forma anonima, dai giornalisti che potranno inviare la loro preferenza entro il 10 dicembre alla mail del- presidenza del consiglio comunale. La proposta è stata annunciata da entrambi i consiglieri spiegando che nasce «come una pagina simbolica di buona politica da affiancare alla pagina di brutta politica» che si è verificata con l’offesa sessista alla consigliera Melini. «Abbiamo assistito ad una lesione della immagine della donna in generale peraltro consumata in un luogo istituzionale» ha spiegato Di Rella. Sulla opportunità delle dimissioni da parte dell’autore o dell’autrice del gesto il presidente del consiglio comunale aggiunge: «Credo che debba fare una valutazione con la propria coscienza. Preciso che laddove si individuasse l’autore o l’autrice naturalmente si tratterà di persona indagata e non condannata, almeno nell’immediatezza e quindi la valutazione non potrà che essere personale. Poi - ha concluso Di Rella - a quella personale seguirà quella politica. Ma questo lo scopriremo solo nei prossimi giorni».
La grafologa ha sottoposto al test Mariani, Giannuzzi, Campanelli e la vittima