Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il direttore (e presidente) rimette le deleghe
Lo stipendio resta sempre immutato, ma per Nicola De Sanctis, presidente-direttore generale di Acquedotto Pugliese, c’è una novità: il manager ex numero uno di Iren non ha più le deleghe operative nella «modalità» direttore generale. Tutte le decisioni, infatti, saranno prese dal Consiglio d’amministrazione (di cui fanno parte Nicola Canonico, vice presidente, e Carmela Fiorella).
Questo dopo la riunione di martedì scorso dove si è preso atto che la normativa è chiara: non è possibile essere contemporaneamente controllore e controllante. Ovvero la soluzione suggerita dalla Regione Puglia (grazie agli orientamenti di Michele Emiliano e Claudio Stefanazzi, rispettivamente governatore e capo di gabinetto) non risponde ai principi normativi. È possibile il doppio incarico, ma esclusivamente se non si dispone di deleghe operative. La conseguenza? De Sanctis, sempre in «modalità» direttore generale potrà esercitare attività di ordinaria amministrazione mentre dovrà condividere con il cda ogni decisione strutturale. In definitiva, come raccontato sul Corriere del Mezzogiorno, la richiesta di sottrarre le deleghe era stata chiesta (e ora ottenuta) da Canonico nella seduta del 26 ottobre scorso. Nell’Acquedotto di Emiliano e Stefanazzi, quindi, manca anche una chiara delimitazione tra le funzioni di indirizzo e di attuazione. De Sanctis, inoltre, finisce nel mirino dell’opposizione in consiglio regionale. Il Movimento 5 Stelle dopo aver sollevato diverse criticità riguardanti Acquedotto ha presentato una mozione che impegna la Regione ad intraprendere un’azione sociale di responsabilità nei confronti di De Sanctis. «Le risposte forniteci dalla Regione — spiegano i gli 8 consiglieri regionali grillini — sono spesso state superficiali o addirittura mancanti di riscontro su alcuni quesiti fondamentali. Per questo chiediamo che Emiliano, agisca con l’azione sociale avendo riguardo della gestione complessiva degli affari generali e gestionali dell’ente, oltre che degli affidamenti delle consulenze. La stessa nomina del presidente di Aqp a direttore generale sembra essere in contrasto non solo con il buon senso ma con ben due decreti legislativi, di cui la separazione dei ruoli e dei poteri in ambito aziendale (231/200) e della legge Severino». Che Emiliano e Stefanazzi abbiano difficoltà a gestire l’argomento Acquedotto Pugliese lo si comprende anche dal contenuto della delibera sugli obiettivi da assegnare al direttore generale per la liquidazione della parte variabile pari a 45 mila euro per l’anno 2017. Il paradosso, al di là dei contenuti, è che i parametri vengano fissati a fine novembre 2017. Inoltre, caso emblematico, alcune condizioni di verifica dell’andamento di buona gestione saranno valutati su valori a fine marzo del 2018.