Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Notte di Natale senza messa La scelta di altre parrocchie

Siamo entrati nell’edificio del Libertà. Il padrone di casa: «Qui è tutto in regola» Intanto altre chiese della zona scelgono di non celebrare di notte la messa di Natale

- Denigris

Altre parrocchie del quartiere Libertà scelgono di anticipare la messa di Natale, tradiziona­lmente a mezzanotte, per il «coprifuoco» che vige nel quartiere dove di sera non esce praticamen­te nessuno. Quindi non solo Santa Cecilia ma anche san Carlo Borromeo e Maria Ss. Del Rosario celebreran­no il Natale di pomeriggio. Il quartiere è difficile, il Corriere è entrato in un vecchio stabile in via Ettore Fieramosca, che sorge a poche decine di metri dal Tribunale di piazza Enrico de Nicola. Da qui i baresi sono andati via e i proprietar­i lo hanno affittato a migranti provenient­i da Nigeria, Senegal e Etiopia. E stanno sorgendo micro case piccole quanto una stanzetta.

La paura, nel quartiere Libertà, non si manifesta solo con la decisione di quasi tutte le parrocchie (non solo Santa Cecilia ma anche san Carlo Borromeo e Maria Ss. Del Rosario) di celebrare la messa della vigilia di Natale nel pomeriggio invece che alle 23.30. Si materializ­za anche a causa di zone abbandonat­e a se stesse, trasformat­e quasi in ghetti all’interno del rione. L’emblema di questa situazione è un vecchio stabile in via Ettore Fieramosca, che sorge a poche decine di metri dal Tribunale di piazza Enrico de Nicola. Da qui i baresi sono andati via e i proprietar­i lo hanno affittato a migranti provenient­i da Nigeria, Senegal e Etiopia. La facciata è malridotta, ma lascia solo intuire le condizioni dell’interno. Il palazzone ricorda un accampamen­to nomade sviluppato in verticale. Cinque piani, edificati nei primi anni del Novecento, sovrastano un grande cortile in cui sono accatastat­i biciclette, elettrodom­estici, mobili usati e rifiuti, a poca distanza dagli stendibian­cheria. Il degrado è evidente ovunque. E ha contribuit­o a creare la fama sinistra dell’immobile. Solo pochi giorni fa Luigi Cipriani, ex consiglier­e comunale e memoria storica del rione, raccontava che in pochi si azzardano ad entrarci. Il Corriere e il giornalist­a Valerio Minelli della trasmissio­ne Mediaset «Quinta Colonna», in onda questa sera proprio con un servizio sul Libertà, hanno attraversa­to il portone per capire come sia possibile che a Bari nessuno (o quasi) sappia e veda.Secondo uno dei quattro proprietar­i del condominio, Giuseppe Romito, soprannomi­nato «zio Pino» dai migranti,«qui è tutto in regola». Compresi i lavori in corso al piano terra, in quella che era una falegnamer­ia, accanto all’ingresso principale. Due muratori di colore sono intenti a ricavare piccole stanze, destinate a diventare mini abitazioni, nelle quali ci sussurrano in un italiano stentato che andranno a viverci forse in dieci. Un po’ come le cellette che si incontrano avventuran­dosi in un cortile interno senza aria né luce. «I contratti sono tutti regolari e gli appartamen­ti sono tutti accatastat­i», spiega il proprietar­io, che si è prestato a scambiare quattro chiacchier­e con i giornalist­i, almeno finché un senegalese di 1 metro e 80 non invita lui a stare zitto e noi ad uscire. I dubbi però restano

La celebrazio­ne Messa anticipata al pomeriggio anche a san Carlo Borromeo e Maria Ss. Del Rosario

tutti. Salendo la scala interna si notano fili elettrici scoperti, muri scrostati, ancora biciclette e passeggini sistemati sui pianerotto­li. «Nel momento in cui un immobile è agibile mica perde l’agibilità – insiste Pino – Io sto cercando solo di mettere a frutto la mia proprietà. Non mi ritengo un affarista. Certo qui gli italiani non verrebbero volentieri e per ciò che mi riguarda è un vantaggio che ci siano gli extracomun­itari. E poi devo dire che nei pagamenti sono più affidabili degli italiani, soprattutt­o i musulmani. Per ognuno dei 20 appartamen­ti - afferma Romito faccio pagare circa 200, 300 euro al mese». Quello che non dice, però, è che spesso nelle stanze ci vive molta più gente di quella registrata. E anche se qualche controllo pare esserci stato e se i proprietar­i sono stati invitati a mettere in sicurezza lo stabile, fino ad ora non sembra essere accaduto nulla.

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L’edificio Il Corriere ha visitato un vecchio stabile in via Fieramosca, a poche decine di metri dal Tribunale. I proprietar­i (nella foto Giuseppe Romito) lo hanno affittato a migranti. Il palazzone ricorda un accampamen­to nomade in un condominio

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