Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LA LOTTA AL FUMO NON FA RIDERE
Poletti: «Costruiamo un’alleanza contro la povertà»
C’ è tanta allegria, quasi surreale nel dibattito sul fumo nei film. Il nostro giornale ha lanciato mesi fa la proposta che almeno per quelli prodotti con denari pubblici si scegliessero storie con personaggi che non fumassero. Una scelta, non un obbligo. Abbiamo rivolto la proposta al presidente della Regione, all’assessore alla sanità, alla Apulia film commission. Risposte? Nessuna. Poi sfogliando altri giornali ci imbattiamo in intere pagine dedicate alla lotta contro chi sostiene queste proposte. Si cita con benevola ironia la proposta rivolta al presidente Emiliano come una bizzarria. Allegramente, si mette alla berlina la ministra francese Agnès Buzyn che ha proposto la stessa cosa, abolire il fumo nei film finanziati dallo Stato e nelle forme di pubblicizzazione di iniziative sul cinema. Che allegria nei commenti. Che superiorità culturale contro chi addirittura crede di poter suggerire qualcosa agli artisti creatori d’immagini. Che sufficienza verso analfabeti di cinema che non riconoscono il valore di un eroe che fuma, vuoi mettere. Che nostalgia per quelle redazioni piene di fumo, per i cinema nella nebbia delle sigarette, per i ristoranti dove potevi respirare la sigaretta del vicino senza poterlo disturbare. I bei tempi.
Il cancro ai polmoni uccide ogni giorno. E le sigarette sono accertate come la prima causa che ne determina l’insorgenza. Punto. Questo dicono le istituzioni sanitarie mondiali, e purtroppo non i Cahiers du cinéma. E dunque qualcosa si dovrà fare. Si fa ogni giorno. Nella loro leggerezza certi commenti ignorano elegantemente non solo il lavoro di oncologi, ricercatori e scienziati di tutto il mondo che porta a certe conclusioni. Non sanno quello che accade ogni giorno intorno a loro. Meglio, fingono di ignorarlo, perché purtroppo nessuno può dirsi lontano o estraneo a questo male, in ogni famiglia o gruppo di amici abbiamo qualcuno che si è ammalato o se n’è andato per un cancro ai polmoni. Trionfa il benaltrismo, in questi commenti lievi e acculturati da cinefili di altri tempi. La sacralità dell’attore che fuma è trattata con la devozione di chierici fanatici con turibolo davanti ad un prelato. Certo che le polveri sottili, certo che i gas di scarico, certo che le merendine che fanno obesità, certo che l’alcol, le cavallette, la casa che brucia! Certo, ma ognuno fa la sua parte. Gli oncologi e i malati di cancro lottano su questo fronte. Il target di queste azioni sono i ragazzi, addirittura i bambini.
Il governo mira ad «una grande rete nazionale di sostegno ai più deboli» e «un’alleanza contro il disagio sociale». Con queste parole il ministro del Lavoro e del Welfare, Giuliano Poletti, ha presentato a Bari il Rei, il reddito di inclusione. Ossia la «prima misura di contrasto alla povertà» in Italia. Il nostro Paese, pur disponendo di iniziative contro il disagio, non aveva mai approvato un sistema di reddito minimo. La misura è entrata in vigore lo scorso 1 dicembre e il ministro ha organizzato 5 incontri in 5 diverse città d’Italia per illustrare il meccanismo di funzionamento. Bari è stata scelta perché è una importante realtà dell’Italia meridionale, ma anche per altri due motivi: è il capoluogo di una Regione che ha avviato autonomamente una iniziativa analoga, il cosiddetto Red, reddito di dignità; ed è la città in cui da anni si sperimentano forme analoghe di sostegno al reddito dei più disagiati, come la remunerazione della frequenza di tirocini formativi o forme simili di formazione. Per questo alla discussione che ha concluso il seminario allestito da Poletti, hanno partecipato anche il governatore Michele Emiliano e il sindaco Antonio Decaro.
Il ministro è stato accompagnato dal direttore generale del ministero per le politiche di contrasto alla povertà: il barese Raffaele Tangorra. A fianco di Emiliano il professor Vito Peragine, consulente della Regione nella formulazione del Red.
Va detto, al riguardo, che il primo effetto in Puglia della istituzione del Rei è la rimodulazione del Reddito di dignità. La misura verrà riformata in modo da attagliarsi al provvedimento nazionale ed esserne elemento di arricchimento e complemento. Detto in altri termini: i fondi del Red andranno ad allargare la platea di coloro che potranno accedere alle misure di contrasto alla povertà. Un esempio su tutti: il Rei è previsto solo per le famiglie con figli minorenni, il Red può essere rivolto anche ai nuclei senza figli oppure con figli maggiorenni. In questo modo, la platea dei percettori aumenta.
Esempio La Puglia scelta per aver già avviato forme analoghe di sostegno