Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Fahrenheit», tre pugliesi in corsa per il Libro dell’anno
Sono quelli di Livio Romano, Antonella Lattanzi e Omar Di Monopoli. Domani il vincitore
Fahrenheit, programma quotidiano di Rai Radio 3, è un appuntamento pomeridiano fisso per gli amanti del libro e della lettura. Iniziata nel 1999, da un’idea di Marino Sinibaldi, la trasmissione è oramai un soggetto determinante nella promozione libraria italiana. Grazie agli strumenti digitali della radio convergente – dal podcast allo streaming –, ci accompagna ovunque nel mondo e in ogni momento possibile. Per un autore, per un editore, un «passaggio» in Fahrenheit, oggi, conta spesso più di tante fiere, premi o riconoscimenti. Per questo, molto ambita è l’elezione a libro del mese, proclamata dagli ascoltatori, per lo più «lettori forti», tra i titoli proposti in trasmissione. E ancora di più lo è, tra i dodici libri del mese, la proclamazione, a dicembre, del libro dell’anno.
Nella rosa dei dodici candidati per questo 2017, insieme ad altri importanti autori, da Teresa Ciabatti a Giorgio Falco, ritroviamo i nomi di ben tre pugliesi: Livio Romano, il cui Per troppa luce (Fernandel) fu il primo libro del mese, lo scorso dicembre 2016; Antonella Lattanzi, libro del mese a marzo, con Una storia nera (Mondadori), e Omar Di Monopoli, libro del mese a giugno, con Nella perfida terra di Dio (Adelphi).
La competizione promossa dalla trasmissione e orientata dai gusti degli ascoltatori, ci consente alcune considerazioni sulla produzione letteraria pugliese recente, che si aggiungono ai dovuti consuntivi di fine anno. Pur diversi per approccio, stile e voce, i tre romanzi in competizione sono accomunati dall’intento di narrare il male oscuro che affligge la nostra società, nelle forme del malaffare politico, della violenza sulle donne, della criminalità organizzata locale, con una focalizzazione sulla Puglia, per Romano e Di Monopoli, e su Roma, ma con una violenta Massafra sullo sfondo, per la barese Lattanzi.
Nel romanzo di Livio Romano, il male appare nelle forme di un progettato, quanto improbabile Parco Messapico in Salento, parco a tema che, dietro le apparenze di una ricostruzione storica, promuove una speculazione orientata ai villeggianti ricconi. Ogni riferimento a recenti cronache è puramente voluto. Intrighi politico-affaristici e personaggi grotteschi ci restituiscono un Livio Romano tornato alla felicità delle prime prove, soprattutto grazie ad una lingua elaborata, sapientemente pasticciata e umoralmente espressiva, che si era un po’ persa negli ultimi romanzi.
Una qualità linguistica, che, su contigue storie di crimine e fattacci salentini, abbiamo ritrovato anche nel nuovo romanzo di Omar Di Monopoli, approdato alla sofisticata casa editrice Adelphi (che dalla prossima primavera dovrebbe cominciare a ristampare le precedenti opere dello scrittore di Manduria) con un libro che esaspera, portandoli allo stato dell’arte, quei tratti caricati, da «southern gothic» è stato detto, o da «orecchiette western», già affiorati nella pulp fiction delle precedenti prove: davvero una grande conferma.
Antonella Lattanzi sta già raccogliendo ampi consensi con Una storia nera – romanzo vincitore di recente del Premio Sila e in corso di traduzione in oltre dieci paesi –, che l’ha vista cimentarsi con uno stile narrativo per lei nuovo: più vicino alla scrittura di genere, come il titolo didascalicamente rimarca, il libro procede serrato per azioni, fatti, dialoghi, ricostruzioni processuali. La storia di un amore violento, con personaggi credibili ed un narrare che ti incolla alla pagina, capitolo breve dopo capitolo, come episodi di una serie avvincente, ha conquistato i lettori e, immaginiamo, moltissime lettrici.
Tre romanzi che testimoniano il buono stato di salute della narrativa pugliese, oramai a suo agio in scenari nazionali e internazionali, con autori che sono evidentemente entrati nel cuore dei (sempre troppo pochi) lettori italiani, producendo una forte fidelizzazione. E sono i lettori, infine, che decreteranno il vincitore annuale. Manca però nella dozzina il nostro libro dell’anno, e non solo pugliese, quell’Animale notturno di Andrea Piva che, destinatario di un notevole consenso critico, ha stentato ad affermarsi in premi e competizioni: un segno anche questo, forse, degli orientamenti editoriali e di gusto dominanti.
Concorrenti Nella rosa dei candidati non mancano nomi importanti, da Teresa Ciabatti a Giorgio Falco Il male nascosto In comune i nostri autori hanno l’attenzione per il lato oscuro della società