Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Inceneritore, confronto con la Regione
Dopo Magrone anche Decaro contrario all’impianto. Mercoledì il confronto con i sindaci
Non è certo un caso Tap, ma la polemica sull’inceneritore di Bari che la società Newo vorrebbe realizzare nella zona industriale tira in ballo la regione che dovrà pronunciarsi sull’Aia. C’è il no dei Comuni di Modugno e di Decaro.
Non è certo un caso Tap (sia per dimensioni sia per materia). Ma il senso complessivo della polemica raccoglie i frutti delle tecniche di confronto messe in campo negli ultimi due anni nella Puglia delle proteste. L’inceneritore di Bari (o meglio l’impianto di ossicombustione) che la società Newo vorrebbe realizzare nella zona industriale, a pochi metri dal territorio di Modugno, suscita le critiche nette del sindaco Nicola Magrone. «La nostra è un’area particolarmente martoriata dal punto di vista ambientale — spiega Magrone — e ora questo impianto non può essere calato dall’alto. Diciamo no con tante ragioni dalla nostra parte». Il punto è che dopo un anno e mezzo di discussioni si è conclusa la conferenza di servizi con il parere favorevole di tutti i soggetti coinvolti, tranne Modugno. Favorevole anche la struttura tecnica del Comune di Bari. Ma non l’organo politico perché il sindaco Antonio Decaro ha chiarito: «Non è un impianto che vogliamo». «Capisco la difficoltà di dialogo tra i tecnici e i politici — spiega Magrone — e spesso capita anche a me dover chiarire le posizioni. Tuttavia, il punto è ottenere il risultato».
Era stato Gianfranco Grandaliano, ex presidente di Amiu Puglia e attuale commissario dell’agenzia territoriale della Regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti (Ager), a presentare il progetto ossicombustione, sperimentato dalla Itea di Gioia del Colle, a Decaro. Tanto da ipotizzare un ingresso del Comune, tramite Amiu, nel capitale della società. «Non mi ha mai convinto — spiega Antonio Decaro, sindaco di Bari — e per questo ho rifiutato qualsiasi tipo di partecipazione dell’azienda comunale alla compagine societaria. D’altronde abbiamo investito in questi anni nella differenziata e ora nella raccolta porta a porta. Così da scegliere la biostabilizzazione e il compostaggio. Siamo contrari».
Così l’azienda, dopo aver trovato un partner finanziario ha deciso di presentare una domanda come attività privata industriale. A questo punto la palla passa alla Regione che al termine della conferenza dei servizi dovrà decidere se rilasciare l’Aia (autorizzazione integrata ambientale). Qui scende in campo Filippo Caracciolo, assessore regionale all’Ambiente: «Non c’è nessuna autorizzazione ancora, ho convocato un tavolo per mercoledì prossimo per affrontare la questione». Nella Regione di Michele Emiliano, che tanto a cuore gli aspetti ambientali e il confronto con i territori, nel caso specifico le parti sono esattamente opposte a quelle recitante nella vicenda tap. «Affronteremo con chiarezza l’argomento — conclude Caracciolo —, Emiliano è informato e troveremo una soluzione condivisa». Questa volta la tecnica (come nel caso Melendugno) dice che l’impianto di ossicombustione non danneggerebbe l’ambiente. Ma quando scende in campo la politica l’esito non è mai scontato.
L’Aia La palla passa alla giunta regionale che dovrà decidere a proposito dell’Aia