Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il futuro è vintage per i Negramaro ritrovati

- Di Fabrizio Versienti

Due anni fa cantavano La rivoluzion­e sta arrivando, e per poco non ha travolto anche loro. Ora i Negramaro si rifanno vivi con un nuovo disco per la Sugar, Amore che torni, che merita un ascolto attento per tutti i travagli che lo segnano e le novità che porta. Il gruppo salentino di Giuliano Sangiorgi e compagni è stato sul punto di sciogliers­i; nelle interviste Sangiorgi ha detto chiarament­e di come si sia rifugiato a New York senza voler vedere né sentire nessuno, alla ricerca di un nuovo equilibrio, e alcune canzoni sono nate lì, a cominciare ovviamente da New York e nocciola. Curiosamen­te, anche il leader di un altro gruppo salentino di punta, versante tradizione reinventat­a, ovvero Mauro Durante del Canzoniere Grecanico Salentino, è andato nei mesi scorsi a cercare nuovi stimoli nella «grande mela», dove poi in parte il nuovo album del Cgs è stato registrato. I Negramaro sono, sempliceme­nte, il maggiore gruppo pop italiano, in termini di mercato e sul piano artistico, capaci di fondere melodia tricolore e modernità indie rock. Giuliano Sangiorgi ha un grande talento d’autore, e anche come cantante ha imposto una sua maniera originale di usare la voce, di renderla espressiva con melismi, falsetti e singhiozzi utilizzati come «colori» di una ricca paletta. Se c’è un dubbio che li può toccare, riguarda semmai il ruolo degli altri cinque negli equilibri di un gruppo che sembra una monarchia assoluta (vedi foto). Ma Sangiorgi ha sicurament­e bisogno dei suoi compagni come loro di lui, la chimica dei gruppi obbedisce a leggi segrete. Così, il nuovo disco dei Negramaro sembra per certi versi il loro Get Back, quello che i Beatles volevano realizzare dopo il «doppio bianco», ma gli riuscì solo in parte: un ritorno alle origini. I Negramaro di oggi suonano inquieti, fragili, appassiona­ti; le parole arrivano dritte all’orecchio, con dei cantati che seguono una metrica diversa, frasi più lunghe (quasi cantautora­li) e passaggi in un incalzante «recitato ritmico». Il suono si nutre di un’elettronic­a vintage e analogica, la musica e la sensibilit­à degli interpreti sono messe a nudo come mai prima (Per uno come me o L’anima vista da qui), mentre il singolo Fino all’imbrunire suona epico e struggente. Certi momenti dell’album fanno pensare ai vecchi U2, ma forse è solo un fatto generazion­ale. I Negramaro sono tornati, chapeau.

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