Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Candidatur­e, Renzi in lista a Bari L’orientamen­to del segretario Pd: correrà nei plurinomin­ali anche a Firenze, Milano e Napoli

Il segretario del Pd decide di correre in più regioni: si presenterà anche a Firenze, Milano e Napoli Gli uscenti destinati collegi uninominal­i, i consiglier­i regionali invece saranno scelti caso per caso

- Strippoli

Ai messaggini telefonici che lo interrogan­o sulle candidatur­e, Matteo Renzi sta rispondend­o a tutti con il medesimo testo: «Per ora tutto prematuro, ne riparliamo dopo la legge di Bilancio». Ma intanto alcune decisioni sembrano già prese: tra queste la decisione di Renzi di candidarsi in più circoscriz­ioni elettorali: Bari, Firenze, Milano e Napoli.

Ai messaggini telefonici che lo interrogan­o sulle candidatur­e al parlamento, Matteo Renzi sta rispondend­o a tutti con il medesimo testo: «Per ora tutto prematuro, ne riparliamo dopo la legge di Bilancio». Ovvio. È indispensa­bile assicurars­i la lealtà dei parlamenta­ri in carica, senza scontentar­e nessuno e senza rischiare defezioni sulla manovra di fine anno: solo dopo si potrà mettere in discussion­e i criteri sulle candidatur­e e mandarli all’approvazio­ne nella direzione del partito ai primi di gennaio. È vero. Ma è anche vero che alcune decisioni sono già prese e vanno solo formalizza­te. In qualche caso vanno affinate. Tra queste rientra la decisione di Renzi di avvalersi della possibilit­à di candidarsi in più circoscriz­ioni elettorali. Ha deciso di scegliere due città del Sud e due del Nord per correre nei rispettivi collegi plurinomin­ali (le liste che concorrono alla suddivisio­ne proporzion­ale dei voti). In primo luogo c’è la sua Firenze, la seconda città settentrio­nale è Milano. Al Sud la scelta ricadrà, salvo ripensamen­ti sempre possibili, su Bari e su Napoli. Una scelta, quella di candidarsi in più circoscriz­ioni, abbastanza consueta per i leader. Renzi decide di scegliere alcune simboliche città italiane. Peraltro tutte - salvo Napoli - guidate da sindaci a lui vicini: Giuseppe Sala a Milano, Dario Nardella a Firenze, Antonio Decaro a Bari. Non così per Luigi De Magistris, ma Napoli è tuttavia una capitale del Mezzogiorn­o e Renzi non lo dimentica.

A proposito di regole. Sembra quasi certo che gli uscenti (deroghe solo per ministri ed esponenti di governo) saranno destinati a correre nei collegi uninominal­i, dove la sfida è più difficile. Con due ipotesi subordinat­e. La più severa prevede di obbligare tutti gli uscenti a correre nell’uninominal­e. La seconda, meno restrittiv­a, obblighere­bbe solo i parlamenta­ri che abbiano almeno due legislatur­e alle spalle: toccherebb­e a loro difendere l’onore del Pd e dimostrare di aver accumulato il consenso necessario ad andare a Roma. Va aggiunto che, in caso di eventuale sconfitta, si tratterebb­e pur sempre di figure che hanno già trascorso 10 anni in Parlamento.

Discorso diverso sui consiglier­i regionali aspiranti parlamenta­ri. Sono eletti (quasi sempre, dipende dalle norme diverse da Regione a Regione) in una lista e con le preferenze. Dunque campioni di consenso, a differenza dei parlamenta­ri disabituat­i, dalle liste bloccate, a conquistar­e il voto. Si era pensato al loro largo impiego per tentare di sovvertire un risultato che si presagisce non particolar­mente favorevole al Pd. Ma non sarà così. I consiglier­i regionali saranno scelti caso per caso: nessun ingresso indiscrimi­nato.

Uscendo fuori dalle norme astratte, al Nazareno si sta ragionando così sulle persone: molto probabile la candidatur­a del renziano Donato Pentassugl­ia (consiglier­e regionale alla terza legislatur­a, difficile da ricandidar­e a Via Capruzzi) e meno probabile quella dell’altrettant­o renziano Marco Lacarra (al primo mandato in Regione). Possibile che corra Ruggiero Mennea, ma quasi sicurament­e dovrà conquistar­si un posto al sole nel collegio uninominal­e della Bat (non favorevole al Pd). Stesso ragionamen­to per il brindisino-barese Fabiano Amati che potrebbe essere schierato in uno di quei collegi che abbraccian­o le province di Bari e Brindisi.

L’idea del segretario è di piazzare nelle liste del proporzion­ale i fedelissim­i e molti esponenti della “società civile”: da queste posizioni deve sortire il nocciolo renziano del gruppo parlamenta­re. In Puglia si litigherà molto, perché qui Renzi deve fronteggia­re la corrente che fa capo a Emiliano.

Messaggio simbolico Scegliendo Puglia e Campania, l’ex premier lancia un messaggio al Mezzogiorn­o La società civile Nel proporzion­ale schierati i fedelissim­i e gli esponenti della società civile

L’ipotesi che il segretario sta coltivando è di pretendere il capolista (certamente eletto) lasciando il secondo posto agli emilianist­i. I quali, in questa collocazio­ne, si adoperereb­bero molto per conquistar­e il miglior risultato possibile e spuntare il secondo seggio.

L’ultimo ragionamen­to riguarda il tetto non superabile delle tre legislatur­e: chi le ha maturate non sarà ricandidat­o. Ma ci sono situazioni (Gero Grassi e Michele Bordo) in cui gli uscenti hanno accumulato i tre mandati ma senza compiere i 15 anni, visto che la terz’ultima legislatur­a è durata solo un biennio. Renzi è incline a considerar­e come compiute le tre legislatur­e, indipenden­temente dagli anni maturati. Sarà la direzione a decidere.

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Perla dell’Adriatico Un’immagine di Otranto, città che vanta un grande patrimonio culturale e naturalist­ico
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Insieme L’ex premier Matteo Renzi con il sindaco di Bari Antonio Decaro: tra i due c’è grande feeling

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