Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Da New York Peter Cincotti trentenne «cantautore jazz»
La star americana, dopo il concerto barese di ieri sera, si esibisce a Trani e Alberobello
Dopo il concerto di ieri sera al teatro Forma, sold out da tempo, il «cantautore jazz» Peter Cincotti continua il suo tour italiano con altre due date in Puglia: oggi a Trani, al cinema-teatro Impero per la rassegna «Jazz & Dintorni» (biglietti da 20, 30 e 40 euro più diritti di prevendita), e domani ad Alberobello (cineteatro dei Trulli, per l’«Unesco In Jazz Festival», biglietti a 20 euro).
Trentaquattrenne, nato a New York ma dalle innegabili radici italiane, Cincotti ha passato gran parte della sua infanzia andando a scuola di giorno e suonando nei club di notte. Il leggendario produttore Phil Ramone era là una di quelle notti, e questa circostanza ha portato Ramone a produrre nel 2003 l’album di debutto di Cincotti che ha raggiunto la prima posizione nella classifica jazz Billboard, facendo dell’allora diciottenne Cincotti il più giovane a raggiungere questo risultato. Da allora, Peter si è esibito nelle venue più prestigiose del mondo, dalla Carnegie Hall all’Olympia di Parigi, e ha collaborato con artisti di ogni genere e provenienza, da Andrea Bocelli a David Guetta. Nel suo percorso, il suo stile di scrittura vivace ha catturato l’attenzione del vincitore di 16 Grammy Awards David Foster, che ha prodotto il terzo album di Cincotti East of Angel Town.
Long Way from Home è il titolo del nuovo album di Peter Cincotti, uscito il 13 ottobre. Scritto, arrangiato e prodotto dallo stesso Cincotti durante un periodo di due anni, Long Way from Home contiene 12 tracce in cui il musicista mescola con naturalezza pop, rock, blues e jazz, nel suo stile unico ed inconfondibile. È il suo album più personale fino ad oggi, e rispetto ai suoi precedenti lavori incorpora un uso più ritmico del pianoforte.
«Mai prima d’ora ho usato il pianoforte in questo modo conferma Cincotti -, cercando di mischiare Billy Joel, Oscar Peterson e One Republic. «A un certo punto - continua Cincotti - ogni volta che andavo a dormire una nuova canzone mi appariva in sogno. Così mi svegliavo e scrivevo. Diverse tracce di questo album sono state scritte in questo modo. Sono arrivato ad un punto in cui non mi sembrava di comporre, ma di scrivere quello che percepivo essere già lì».