Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Truffa alla casa di riposo due suore fra gli indagati
Ci sono anche due suore, fra i quindici indagati per l’inchiesta sulla truffa aggravata alla casa di riposo «Figlie di Sant’Anna» di Noci. L’accusa è indebita appropriazione di fondi europei per lavori di ristrutturazione. Nell’ambito della stessa inchiesta è stato arrestato Vittorio Lippolis, ex assessore comunale referente del progetto con la Regione.
Più di 100 mila euro di fondi europei indebitamente percepiti per lavori di ristrutturazione della casa di riposo dell’Istituto «Figlie di Sant’Anna» di Noci sarebbero finiti nelle mani dei responsabili dell’ente ecclesiastico. È quanto ipotizza la Procura di Bari, che ha chiuso le indagini nei confronti di 16 persone su una presunta truffa aggravata.
L’inchiesta della Guardia di Finanza ha portato anche all’arresto dell’ex assessore comunale di Noci Vittorio Lippolis, considerato il referente del progetto con la Regione Puglia, e colui che avrebbe curato i rapporti con gli imprenditori concordando con loro l’emissione di fatture gonfiate. Stando all’ipotesi accusatoria, gli indagati avrebbero percepito oltre 1,4 milioni di euro, il doppio rispetto ai costi effettivi dei lavori eseguiti per la ristrutturazione. Una parte di questi soldi sarebbe stata restituita da Lippolis ai rappresentanti dell’istituto, grazie alla complicità di undici imprenditori ma, soprattutto, con la collaborazione dei due consulenti amministrativo/ contabili della struttura ecclesiastica che materialmente avrebbero predisposto la documentazione, e di due religiose, Rita Palmira Caiaffa, 67enne di Copertino (Lecce), rappresentante legale dell’ente ecclesiastico, e Celia Maria Parente Portela, 51enne di origini brasiliane, economa dell’istituto, tutti indagati in stato di libertà.
Nell’indagine della Guardia di Finanza risultano indagati, oltre alle 16 persone fisiche, anche l’ente ecclesiastico Istituto «Figlie di Sant’Anna» e la società Li.Pa. sas di cui Lippolis era il legale rappresentante e tramite la quale avrebbe riciclato i fondi indebitamente percepiti.