Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Così i clan preparavano la guerra
Pestaggi e annunci di vendetta tra cosche rivali pochi giorni prima delle sparatorie
Una lunga serie aggressioni, pestaggi, azioni dimostrative seguite da proclami di vendetta. Gli ultimi episodi sarebbero avvenuti pochi giorni prima della mattinata di terrore in cui è stata uccisa da due pallottole vaganti Anna Rosa Tarantino, 84 anni. È quanto emerge dalle indagini. Oggi a Bari il ministro Minniti.
Le avvisaglie Per gli investigatori le ultime sparatorie sono l’epilogo di una catena di scontri Equilibri saltati Gli equilibri tra i clan della città sarebbero saltati ormai da qualche mese
I soldati delle cosche si preparavano alla guerra e già da qualche giorno pianificavano un’azione in grande stile per lanciare un segnale secondo un collaudato e consolidato copione criminale: poi le minacce velate e celate sotto l’apparente e traballante pax mafiosa hanno lasciato il posto allo scontro aperto e ad alcune aggressioni che avrebbero innescato la catena di vendette sfociate nella mattinata di terrore e morte che ha cancellato la vita di una donna innocente. È quanto emerso dalle indagini di polizia e carabinieri sulla tragica fine di Anna Rosa Tarantino, 84 anni, uccisa per errore sabato scorso mentre tornava a casa in via delle Martiri, nel centro storico di Bitonto, una donna innocente finita sulla linea di fuoco dei killer che sparavano all’impazzata contro l’obiettivo designato: lui, Giuseppe Casadibari, 20 anni, pregiudicato per spaccio e ritenuto nell’orbita del clan Cipriano, è rimasto ferito a una spalla in modo non grave.
Non è ancora chiaro se il ventenne si sia fatto scudo con il corpo della vittima, colpita a un fianco e a un ginocchio: neanche dall’autopsia è arrivata una risposta precisa su questo punto. Quello che affiora con una certa evidenza, invece, è il contesto il cui si è consumata la feroce tragedia di Bitonto: secondo gli investigatori si è trattato dell’epilogo di una lunga serie di scontri che hanno scandito gli ultimi mesi, contrasti tra vecchie e nuove fazioni che si contendono l’affare dello droga in una città che da decenni costituisce un autentico hub del narcotraffico sulla dorsale pugliese, un business gestito grazie anche ad alleanze con le cosche andriesi, cerignolane e con la ‘ndrangheta calabrese che fornisce lo stupefacente.
Polizia e carabinieri hanno ormai ricostruito il quarto d’ora di terrore di sabato scorso: la prima misteriosa sparatoria in centro che non ha provocato feriti, la sventagliata contro le case popolari in via Pertini, feudo del clan Conte, e la spedizione di morte nel borgo antico. Ma nello stesso tempo, gli investigatori stanno procedendo a ritroso, scavando su quanto accaduto in precedenza. Oltre alle minacce e alle aggressioni di pochi giorni prima, i riflettori sono puntati anche su altri episodi indicativi di una clima di tensione che incombe da tempo sulla città. Tra questi c’è il pestaggio di un uomo estraneo alla criminalità organizzata ma parente di un pregiudicato: è accaduto il 29 settembre, per quell’aggressione la squadra mobile ha eseguito tre arresti, non è un fatto direttamente collegato alle ultime sparatorie ma per gli investigatori è un tassello nel mosaico a tinte fosche che racconta le dinamiche criminali più recenti. «Non tralasciamo alcun elemento», dice il capo della squadra mobile di Bari Annino Gargano. Gli investigatori hanno interrogato il ferito della sparatoria di sabato, Casadibari: ha negato di essersi fatto scudo della donna, ha detto di non essersi accorto di nulla e di aver scambiato gli spari per botti di fine anno. Tuttavia, nonostante i silenzi che accompagnano le indagini, l’impressione è che l’inchiesta sia approdata a una fase delicata.
Intanto, Bitonto resta una città blindata. La polizia si è riversata nel centro storico mentre i carabinieri hanno controllato la zona 167 e con l’aiuto dei vigili del fuoco hanno provveduto a rimuovere le porte blindate delle case popolari denunciando quanti hanno tentato di risistemarle successivamente; in due invece, tra cui un minorenne, sono stati arrestati perché in possesso di droga. La morsa dei controlli non si allenta, le forze dell’ordine presidiano i luoghi a rischio. Ammesso che sia possibile tracciare una ristretta mappa di zone pericolose in una città attraversata da pallottole vaganti.