Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Addio a Cosimo Lacirignola, costruttore di pace
Scomparso per una malattia il fondatore del Ciheam
Si è spento ieri, prematuramente, Cosimo Lacirig nola, segretario generale del Ciheam, organizzazione intergovernativa euromediterranea alla quale ha dedicato per oltre trent’anni la propria vita professionale. Lacirignola, nato a San Pietro Vernotico, aveva 60 anni, era sposato e lascia tre figli. Già funzionario della Commissione europea, nel 1983 Lacirignola aveva iniziato la carriera al Segretariato generale del Ciheam a Parigi. Dal 1987 al 2016 è stato direttore della sede italiana del Ciheam, a Valenzano, trasformandola in un polo di eccellenza. A coronamento di questa intensa attività, nel 2013 era stato nominato segretario generale del Ciheam. Per un breve periodo Lacirignola è stato anche presidente della Fiera del Levante di Bari.
Tutti muoiono troppo presto, che si abbia vissuto pochi anni o tanti. Se poi la perdita definitiva è anche quella di una persona che apparteneva non solo alla sua piccola comunità di parenti e di amici, ma anche a quella più ampia della società tutta, allora il senso di vuoto diventa ancora più insopportabile. Cosimo «Mimmo» Lacirignola, fondatore e segretario generale del Ciheam, il centro di formazione agricola postuniversitaria di Valenzano, era una di queste persone: è morto a 60 anni e troppo presto per entrambe queste ragioni. Perché mancherà senza fine a sua moglie Annalisa, ai loro tre figli, a tutta la sua famiglia, agli amici e a quanti hanno lavorato con lui; mancherà a quella comunità con la quale aveva condiviso un ideale di particolare convivenza civile fondata sulla tolleranza e la cooperazione; e mancherà infine a quelle migliaia di cittadini senza identità ogni tanto incasellati sotto il nome di «mediterranei» che nell’Istituto agronomico avevano trovato la lenza con la quale pescare il pesce del proprio futuro. Era questo il compito che Mimmo si era dato fin dall’83 quando, dopo essere stato giovanissimo funzionario europeo, venne scelto, ad appena 26 anni, come segretario generale del Ciheam a Parigi. Un compito che quattro anni dopo iniziò a svolgere anche a Valenzano, fondando appunto la parte italiana dell’istituto francese, in una staffetta Parigi-Valenzano durata tutta la vita. Non ha smesso mai di credere che così si costruisce la pace, nemmeno mentre la malattia lo aveva già afferrato. Scriveva nell’ottobre scorso nel suo ultimo articolo per il nostro giornale: «Le migrazioni hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nelle dinamiche di sviluppo. Tuttavia, l’azione politica e della cooperazione è spesso indotta a soffermarsi più sulle conseguenze di questi fenomeni, che sulle azioni concrete che permetterebbero di prevenirli o meglio gestirli. Non ci può essere pace senza sicurezza alimentare. Non ci può essere sicurezza alimentare senza produzione agricola. Non ci può essere agricoltura senza sviluppo rurale. La sicurezza alimentare e l’agricoltura sono strettamente connesse alla pace e alla stabilità dei territori e devono essere considerate come sfide prioritarie, nel medio e nel lungo periodo, per prevenire gli spostamenti forzati e le migrazioni».
Pensieri alla base del programma d’azione per il Mediterraneo (Capmed 2025) per impedire che i rischi naturali, la crisi alimentare, le minacce alla biodiversità, la scarsità di acqua, suolo e fonti energetiche, che pesano oggi più che mai sulla Regione mediterranea e il mondo intero, si trasformino in guerre aperte. Autore di circa 80 pubblicazioni scientifiche, una laurea honoris causa a Tirana, nonostante la giovane età aveva collezionato innumerevoli riconoscimenti. Era Cavaliere del lavoro e membro di Accademie prestigiose come quella dei Georgofili di Firenze. Alla base della sua passione c’era un unico convincimento: senza la conoscenza degli altri non si costruisce nulla, tantomeno rapporti di convivenza. Voleva scavalcare ogni tipo di «muro». Ecco perché quando gli proponemmo, due anni fa, di partecipare al nostro programma culturale sui paesi del Mediterraneo, chiedendogli di tenere lezioni per conoscere Siria e Egitto, aderì con entusiasmo. Aveva capito che anche in quel momento, con il Mediterraneo messo a ferro e fuoco dai terroristi dell’Isis, sapere, conoscere i Paesi più coinvolti nell’attacco, era imperativo. Ci piace ricordare il silenzio col quale il pubblico ascoltò quell’intervento e l’applauso che lo seguì. Tutti avevamo riconosciuto non solo la competenza, ma il grande amore per l’oggetto del suo lavoro. Per generosità accettò di prendere il comando della Fiera del Levante in anni difficili, dal 2006 al 2010, un’esperienza che i suoi amici sostengono avrebbe volentieri cancellato anche dai suoi ricordi tanto la visse con amarezza. La stessa amarezza che provò quando il suo istituto fu messo sulla graticola allo scoppiare della Xylella, sotto l’accusa infamante e ingiusta di essere stato il veicolo dell’epidemia. Mite, pacato, sempre pronto a discutere con tutti, era apprezzato a destra (Alemanno, Fitto), sia a sinistra (De Castro, Martina), così come dagli amministratori pugliesi (Vendola, Decaro, Emiliano). Per chi vuole salutarlo per l’ultima volta i funerali si svolgeranno oggi a Bari, alle ore 16, presso la chiesa di Santa Maria Maddalena, in via degli Alfaraniti.
Decaro Un punto di riferimento su temi chiave per lo sviluppo sostenibile Emiliano Da Bari continui a partire un messaggio di pace e di sviluppo Vendola Un grande pugliese, conosciuto e stimato in tutto il mondo L’ultimo articolo per il Corriere del Mezzogiorno «Non ci può essere pace senza sicurezza alimentare. Non ci può essere sicurezza alimentare senza produzione agricola. Non ci può essere agricoltura senza sviluppo rurale»