Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LE INCOGNITE DEL VOTO AL SUD

- di Massimo Lo Cicero

Un discorso compatto ma denso di indicazion­i da parte del presidente Mattarella. Che parte dalla Costituzio­ne e ci indica come siano stati conquistat­i, e debbano essere difesi, pace, libertà, democrazia e diritti. «Le elezioni aprono, come sempre, una pagina danic che ai miploprtar ne tisi denG te va enrlta in i saranno gli elettori e successiva­mente i partiti ed il Parlamento. A loro sono affidate oprosnt urne ci asrspiz– eri ace ed ernàstrseu­uc leo duro del discorso presidenzi­ale si ritrova al una parola, «futuro», che compare tre volte unica nel testo stesso. E rafforza la scommessa di una dimensione pallea la comunità e le istituzion­i pubbliche: che, in Italia, sono una ai affrontare con molta forza. Perché «la democrazia vive di impegno nel presente, ma si alimenta di memoria e di visione del futuro». Perché «cambiano gli stili di vita, i consumi, i linguaggi. Mutano i ed aspt aire ter di eiemalgeg io orircogmap­n et iitozrzi,az ione della produzione. Scompaiono alcune profession­i, incertezze e è stato sempre così. Le scoperte scientific­he, la evoluzione della tecnica, nella storia, hanno accompagna­to un’idea di progresso». Perché «del futuro costituisc­e, quindi, il vero oggetto dell’imminente confronto eleItl tboar-alilber»er.iaLo stato attuale dell’Italia non As di è daino colar atteri a sottratto ai problemi della recessione del 2008. Eppur si muove, ma con un ritmo che avanza e rimane inferiore alla crescita del Pil, l’uno per cento, rispetto al due per cento dell’Unione Europea.

Il problema economico, sociale ed istituzion­ale dell’Italia, diventa più complicato non solo in ragione del ritmo inferiore a quello della gran parte dell’Europa. L’Italia ha superato due grandi recessioni: quella del 1992 e quella del 2008. La prima ha frantumato la gestione politica e la mancata coesione di una nazione capace di creare progetti e realizzazi­oni. Il tentativo, ormai obsoleto, di trovare politiche di sviluppo adeguate all’unificazio­ne tra il Sud ed il Nord dell’Italia non è riuscito. Ciampi riuscì a portare nell’area dell’euro l’Italia ma il tentativo di ricomporre le due aree del paese crollò proprio all’inizio della recessione del 2008. Il Centronord si è rimesso in moto nel 2017 ma il Sud ha bisogno di crescere, per tornare al Pil del 2008, almeno fino al 2020. Il Sud ha una quota di imprese e di strutture: ma sono poche e circondate da una schiaccian­te demografia e da una mancanza di lavoro.

Non si tratta solo di una divaricazi­one tra le due Italie. Il Centronord ha creato istituzion­i pubbliche e caratteri imprendito­riali che non sono paralleli ed identici a quelli meridional­i. I territori del Sud hanno una ridotta ed, anche a volte, egregia capacità imprendito­riale. Ma le imprese del Centronord sono quelle che hanno, al loro contorno, una minore disoccupaz­ione ed una rilevante ed adeguata organizzaz­ione di Scuola, Sanità, Trasporti e Coesione sociale. Non si possono avere gli standard del welfare nel Sud e quelli del Nord in parallelo. Ed il tenore di vita, nella larga parte della popolazion­e meridional­e, ne soffre molto e pesantemen­te.

Questa situazione singolare affiora in due ultimi punti del discorso del Presidente. «Mi limito a sottolinea­re, ancora una volta, che il lavoro resta la più grave questione sociale» ed anche «i problemi che abbiamo davanti sono superabili. Possiamo affrontarl­i con successo, facendo, ciascuno, interament­e, la parte propria». Il Presidente ha ragione di volere chiudere il cerchio tra economia, comunità ed istituzion­i pubbliche. Non possiamo credere che l’Italia sia soggetta ad un «risentimen­to» omogeneo, insomma. C’è bisogno, al contrario, di una coesione tra imprese, progetti comuni tra pubblico e privato, apertura delle tecnologie per il futuro che verrà: una scommessa che faccia affiorare un diverso e migliore mercato del lavoro di domani. Se l’orizzonte del futuro, deve e potrebbe rappresent­are il vero oggetto dell’imminente confronto elettorale, all’indomani delle elezioni dovremmo avere un Parlamento ed un Governo adeguati per riconcilia­re il paese, indirizzan­dolo verso una integrazio­ne e non una ulteriore divaricazi­one meridional­e. Se, in caso di un ridimensio­namento elettorale non ci fossero adeguate opzioni per la scelta delle politiche da gestire, sarebbe molto più utile rinunciare al progetto e rimandare a settembre la scelta di un nuovo Parlamento e di un nuovo Governo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy