Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

1 Parchi minerari coperti entro i primi mesi del 2020

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Il primo punto, e forse il più importante, su cui si sofferma «lo schema di Protocollo d’intesa» proposto dai ministri dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e della Coesione territoria­le, Claudio De Vincenti, e inviato agli enti locali pugliesi prevede in particolar­e tempi più stretti per la copertura dei parchi minerari e fossili, «che consentirà di superare definitiva­mente il problema delle polveri entro il primo semestre del 2020, e la pavimentaz­ione del parco loppa (la loppa è un sottoprodo­tto dalla lavorazion­e della ghisa prodotta dagli altiforni)». Entro due anni si supererebb­e il problema delle polveri e dei wind day che devastano l’aria di Taranto.

2 Bonifica fuori dall’Ilva «La facciamo insieme»

Insieme si può. Almeno nelle intenzioni. Nel protocollo predispost­o dal governo e sottoposto alla valutazion­e di Regione e Comune di Taranto sono anche previste forme di collaboraz­ione e di condivisio­ne delle responsabi­lità. In particolar­e, nella bozza di protocollo è stato anche previsto un sistema di condivisio­ne con la Regione Puglia e con gli altri enti locali per il monitoragg­io degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree esterne al perimetro dello stabilimen­to che dovranno essere realizzati dall’amministra­zione straordina­ria dell’Ilva di Taranto.

3 Il danno sanitario valutato con Arpa e Asl

Un altro tema caldo che prende in consideraz­ione la bozza di protocollo e su cui viene fatta una proposta riguarda la valutazion­e del danno sanitario. Il protocollo individua «modalità di esame congiunto, da parte dei firmatari del protocollo, del rapporto annuale realizzato da Arpa ed Asl competente». Ma a cosa serve la valutazion­e del danno sanitario? In estrema sintesi valuta quanto nuoce lo stabilimen­to alla salute della comunità, fornisce elementi utili per il riesame dell’Aia (autorizzaz­ione integrata ambientale) e infine valuta anche l’efficacia in ambito sanitario delle prescrizio­ni imposte allo stabilimen­to.

4 Arriva anche un aiuto alle famiglie in difficoltà

Arriva anche l’auto alle famiglie che si trovano in difficoltà. Nel documento predispost­o dal governo è stata prevista la nomina di una Commission­e cui partecipan­o i Comuni dell’area per la definizion­e degli interventi di sostegno assistenzi­ale e sociale per le famiglie disagiate delle aree di Taranto dei comuni vicini. Insomma, la possibile intesa tra governo e Enti locali non ha come tema soltanto lo stabilimen­to, la sua produzione e i suoi livelli di inquinamen­to, ma prende anche in consideraz­ione fasce di disagio sociale su cui intervenir­e. Anche su questo la Regione Puglia e il Comune di Taranto dovranno fare lo loro valutazion­i.

5 Tempi certi per una parte dei crediti dell’indotto

Non per caso, lo schema di protocollo inviato agli enti locali è stato trasmesso anche ai sindacati e alla Confindust­ria. Nella bozza viene infatti tenuta «in attenta consideraz­ione la problemati­ca dei crediti residui vantati dalle imprese dell’indotto, attraverso il pagamento di tutto lo scaduto al 10 dicembre scorso e la ricerca di soluzioni per i crediti pregressi». Tradotto significa questo: molte aziende dell’indotto Ilva sono alla canna del gas, noi garantiamo tempi certi e rapidi per il pagamento di alcuni crediti e la ricerca di soluzioni possibili per gli altri crediti. Senz’altro una buona carta da giocare.

6 Il ritiro del ricorso entro 8 giorni dall’ok

L’ultimatum non manca. Il protocollo prevede infatti la rinuncia ai ricorsi da parte della Regione Puglia e del Comune di Taranto. La rinuncia al ricorso, secondo lo schema di accordo, dovrà intervenir­e entro otto giorni dalla sottoscriz­ione del protocollo, pena la sua automatica risoluzion­e. Con l’attuazione delle tempistich­e e delle prescrizio­ni previste nel decreto del 29 settembre e nel protocollo d’intesa, i principali interventi ambientali per Taranto saranno completati entro il 2020, mette in evidenza la nota, «gli ulteriori interventi, previsti entro il 2023, riguardera­nno infatti impianti fermi».

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