Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Assennato: «Cosa non va nella proposta fatta dal governo»

- di Francesca Mandese

Prima di dare una autorizzaz­ione si dovrebbe avere la certezza che ciò non comporti danni alla salute. Deve avvenire prima, non dopo. La proposta del ministro Carlo Calenda è peggiorati­va rispetto alla normativa regionale sull’Ilva.

«Una sòla». Giorgio Assennato, ex direttore dell’Arpa Puglia, usa un’espression­e romanesca per definire la proposta di protocollo d’intesa su Ilva. «Non in toto — spiega —, ma sicurament­e nella parte relativa al danno sanitario». Tra lui e Michele Emiliano non corre buon sangue, ma Assennato ci teneva a far conoscere la propria opinione al governator­e. Così, ha inviato un sms alla sua portavoce e sembra che la sollecitaz­ione non sia caduta nel vuoto. Almeno stando alle parole pronunciat­e ieri da Emiliano.

Assennato, quali sono le differenze tra la legge regionale e quanto previsto in questo protocollo?

«Il protocollo prevede che la valutazion­e del danno sanitario sia fatta in un momento successivo alla concession­e dell’Aia, l’Autorizzaz­ione integrata ambientale, per verificare i danni eventuali. Questo significa che al momento dell’autorizzaz­ione si garantisca a priori che non ci sarà danno sanitario. La legge regionale, invece, prevede la valu- tazione di impatto o di rischio già inclusa nell’Aia». Concretame­nte, questo che rischi comporta?

«Si autorizzan­o emissioni ignorando se siano dannose per la popolazion­e e non si tiene conto dell’effetto cumulativo di più inquinanti. A oggi, non sappiamo se le emissioni che saranno autorizzat­e possano o meno costituire un rischio per la salute poiché si parla di una produzione da 8 milioni in su di tonnellate all’anno. È sbagliato il concetto: prima di dare una autorizzaz­ione si dovrebbe avere la certezza che ciò non comporti danni alla salute. Deve avvenire prima, non dopo». Una disposizio­ne peggiorati­va, quindi?

«Esatto. Questo protocollo non cambia nulla dal punto di vista della tutela della salute e in più cancella la norma regionale in materia». Sugli altri aspetti, invece, qual è il suo giudizio?

«Per il resto va bene perché riconosce il ruolo degli enti locali e della Regione, che era una delle richieste fatte da Emiliano e dal sindaco Rinaldo Melucci».

Lei compare tra gli imputati del processo “Ambiente svenduto”. Per quale imputazion­e?

«Favoreggia­mento, perché non avrei riferito di inesistent­i pressioni ricevute da Vendola». A che punto è il processo?

«Nella fase iniziale e non credo possa concluders­i prima di una decina d’anni visto che ci sono 39 imputati, tutti con reati molto diversi tra loro perché sono stati accorpati più procedimen­ti».

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