Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Assennato: «Cosa non va nella proposta fatta dal governo»
Prima di dare una autorizzazione si dovrebbe avere la certezza che ciò non comporti danni alla salute. Deve avvenire prima, non dopo. La proposta del ministro Carlo Calenda è peggiorativa rispetto alla normativa regionale sull’Ilva.
«Una sòla». Giorgio Assennato, ex direttore dell’Arpa Puglia, usa un’espressione romanesca per definire la proposta di protocollo d’intesa su Ilva. «Non in toto — spiega —, ma sicuramente nella parte relativa al danno sanitario». Tra lui e Michele Emiliano non corre buon sangue, ma Assennato ci teneva a far conoscere la propria opinione al governatore. Così, ha inviato un sms alla sua portavoce e sembra che la sollecitazione non sia caduta nel vuoto. Almeno stando alle parole pronunciate ieri da Emiliano.
Assennato, quali sono le differenze tra la legge regionale e quanto previsto in questo protocollo?
«Il protocollo prevede che la valutazione del danno sanitario sia fatta in un momento successivo alla concessione dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, per verificare i danni eventuali. Questo significa che al momento dell’autorizzazione si garantisca a priori che non ci sarà danno sanitario. La legge regionale, invece, prevede la valu- tazione di impatto o di rischio già inclusa nell’Aia». Concretamente, questo che rischi comporta?
«Si autorizzano emissioni ignorando se siano dannose per la popolazione e non si tiene conto dell’effetto cumulativo di più inquinanti. A oggi, non sappiamo se le emissioni che saranno autorizzate possano o meno costituire un rischio per la salute poiché si parla di una produzione da 8 milioni in su di tonnellate all’anno. È sbagliato il concetto: prima di dare una autorizzazione si dovrebbe avere la certezza che ciò non comporti danni alla salute. Deve avvenire prima, non dopo». Una disposizione peggiorativa, quindi?
«Esatto. Questo protocollo non cambia nulla dal punto di vista della tutela della salute e in più cancella la norma regionale in materia». Sugli altri aspetti, invece, qual è il suo giudizio?
«Per il resto va bene perché riconosce il ruolo degli enti locali e della Regione, che era una delle richieste fatte da Emiliano e dal sindaco Rinaldo Melucci».
Lei compare tra gli imputati del processo “Ambiente svenduto”. Per quale imputazione?
«Favoreggiamento, perché non avrei riferito di inesistenti pressioni ricevute da Vendola». A che punto è il processo?
«Nella fase iniziale e non credo possa concludersi prima di una decina d’anni visto che ci sono 39 imputati, tutti con reati molto diversi tra loro perché sono stati accorpati più procedimenti».