Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Perché a questo padre è dovuta una risposta
Ricoverata a 12 anni per un guaio che sa tanto di adolescenza, la frattura di un femore. Dolore, un pizzico di paura e tanta voglia di farsi vedere su Instagram con il pollice alzato, come a dire «non ordinate la pizza che sto arrivando». E’ in questo scenario di normalità che piomba la tragedia di una bambina che non si sveglia più, e di un padre cui nessuno dà spiegazioni.
Massimo Coratella è stato lasciato solo di fronte ad una sfilza di domande che «devono» avere una risposta, per ridare a tua figlia non la vita ma perlomeno la dignità di un perché. Abbiamo provato a farci le stesse domande appese al nulla da quasi quattro mesi.
Perché Zaray è morta?
Questo la medicina lo spiega, almeno in parte. E’ andata in «ipertermia maligna», una reazione infiammatoria dell’organismo ad alcuni dei gas adoperati per l’anestesia generale. I sintomi sono molto evidenti: aumento della temperatura corporea fino a 45 gradi, ipertensione, tachicardia, contrazioni muscolari, rigidità dei muscoli scheletrici.
E’ una patologia frequente, e comunque prevedibile?
Si tratta di una reazione estremamente rara (1 su 15 mila in pediatria, 1 su 50 mila in età adulta). E’ molto difficile prevederla perché ha origini genetiche, e solitamente si riscontra solo quando si manifesta. In caso di forti anomalie genetiche, l’incidenza della sindrome può arrivare fino a 1 ogni 3 mila individui.
E’ sempre letale?
Assolutamente no. Se trattata tempestivamente e adeguatamente, riduce in modo rapido i sintomi e annulla i rischi per il paziente. Grazie alla somministrazione di un farmaco a base di sodio dantrolene – il «Dantrium», che dovrebbe essere presente in ogni sala operatoria – negli ultimi 30 anni la mortalità si è ridotta dal 30 al 5 per cento.
Coratella ha subito domanLa dato se questo farmaco fosse presente nella sala dove veniva operata sua figlia. Visto che dopo tre mesi non aveva avuto risposta, il 6 dicembre scorso ha richiesto l’accesso agli atti. E’ un suo diritto?
Cosa si rischia In caso di mancata osservanza delle norme sulla Trasparenza è possibile anche proporre una causa di responsabilità «per danno all’immagine dell’amministrazione» Chi è responsabile Non è ammesso il silenzio-diniego, né altra forma silenziosa di conclusione del procedimento; l’inosservanza del termine costituisce «elemento di valutazione della responsabilità dirigenziale»
Sì. Il decreto legislativo 97/2016 sulla Trasparenza totale (anche detto Freedom of
informaction act italiano), che riforma il decreto 33 del 2013, stabilisce che «chiunque ha il diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione» salvo esclusioni e limiti precisamente elencati.
richiesta riguardava «i registri di uscita della farmacia ospedaliera del Policlinico addetta all’approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione dei prodotti farmaceutico-sanitari necessari alle sale operatorie». Ma nessuno ha risposto. Ha diritto di ricevere una risposta?
Sì. Il ministero della Pubblica amministrazione, in una circolare esplicativa della legge sulla Trasparenza totale, la numero 2 del 2017, ha ribadito che «in base all’art. 5, c. 6, d.lgs. n. 33/2013, il procedimento di accesso generalizzato si deve concludere con l’adozione di un provvedimento espresso e motivato, da comunicare al richiedente e agli eventuali controinteressati, nel termine di trenta giorni dalla presentazione della domanda...». Non è ammesso il silenzio-diniego, né altra forma silenziosa di conclusione del procedimento; l’inosservanza del termine sopra indicato costituisce «elemento di valutazione della responsabilità dirigenziale, eventuale causa di responsabilità per danno all’immagine dell’amministrazione...» (art. 46 del decreto 33/2013).
Ecco i quesiti che offendono ogni giorno di più la memoria di Zaray e il dolore dei suoi genitori. E infine c’è la domanda a cui ogni struttura sanitaria che si rispetti dovrebbe sentire di dovere di rispondere: «Se il farmaco era presente, è stato somministrato a Zaray per tempo e nella dose giusta?».
Domanda drammatica. Ma, fino ad oggi, lo Stato italiano non ha messo i genitori di una bambina morta a 12 anni neppure in condizione di poterla rivolgere a qualcuno.