Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emiliano ferma il voto sull’Ilva
Ritirato l’ordine del giorno che poteva mettere in minoranza la linea del governatore
Discreto successo del governatore. Michele Emiliano riesce ad allineare la maggioranza attorno alla propria posizione. In Consiglio regionale ottiene il rinvio del voto sui documenti che sollecitavano la giunta regionale a ritirare il ricorso al Tar contro il decreto ambientale sull’Ilva. Il centrosinistra accoglie la tesi del governatore e gli riconosce di essere riuscito a riaprire, con la minaccia del ricorso, una interlocuzione col governo. La maggioranza vota a favore di Emiliano, ma perde i due consiglieri di Sinistra Italiana (Borraccino e Santorsola). Dall’opposizione (centrodestra e grillini) raffica di critiche contro la posizione del governatore: «Se Roma non ascolta, è per colpa di chi non riesce a farsi ascoltare».
Michele Emiliano riesce ad allineare la maggioranza attorno alla propria posizione. Chiede e ottiene il rinvio del voto sui due ordini del giorno che sollecitavano la giunta regionale a ritirare il ricorso al Tar contro il decreto ambientale sull’Ilva. Il centrosinistra nonostante le fibrillazioni della vigilia - accoglie la tesi del governatore. Di più: lo asseconda e gli riconosce di essere riuscito a riaprire, con la minaccia del ricorso, una interlocuzione col governo che sembrava preclusa. Il voto sulla richiesta di Emiliano ottiene il sì di 26 consiglieri di centrosinistra; 19 i contrari. Tra questi gli esponenti dell’opposizione (5 Stelle e centrodestra) e due consiglieri di Sinistra italiana: l’irriducibile Mino Borraccino, autore di uno dei documenti da votare, e l’ex assessore Mimmo Santorsola.
Emiliano prova a persuadere Borraccino. In assonanza con le sue tesi rivela di essere anch’egli favorevole alla «nazionalizzazione dell’Ilva se ciò fosse possibile, ma purtroppo il governo non è di questo avviso». Tuttavia, il cuore del ragionamento è un altro. Spiega che la situazione, rispetto al momento del deposito dei due ordini del giorno, ad inizio dicembre, è assai mutata. Il ricorso, di cui si chiedeva il rinvio, ha indotto il governo ad aprirsi «ad una fase negoziale» che era stata negata in precedenza. Ora il negoziato è in corso: il governo accetta di discutere con Regione e Comune di Taranto di quel decreto ambientale che stabilisce modalità di vendita e funzionamento dell’Ilva. Governo ed enti locali, spiega Emiliano, si dispongono a stipulare un atto che diventerà integrativo del decreto ambientale. «Un eventuale voto dell’Aula sul ricorso - paventa il governatore - potrebbe essere inteso come il rifiuto ad arrivare ad un’intesa». Emiliano promette che chiamerà «il Consiglio regionale ad esprimersi ed integrare la bozza di accordo». Definisce questo passaglesse gio come «atto di compromesso» tra le tesi contenute nei due ordini del giono: uno di Borraccino e l’altro, di Forza Italia, «preoccupato che non si intralci il percorso di vendita». Forse è per questo che il governatore ha deciso di organizzare per domani pomeriggio un incontro con tutti i consiglieri tarantini (maggioranza e opposizione).
Borraccino rifiuta di ritirare il proprio ordine del giorno. Il resto della maggioranza sostiene Emiliano, anche coloro che ne sono diventati critici. Gianni Liviano (lista Emiliano) lo dice esplicitamente: accetta la proposta del governatore ma «per senso di responsabilità, amore della città e appartenenza alla maggioranza: proprio in questo ordine come pronunciate».
Paolo Pellegrino, Napoleone Cera, Paolo Campo ed Enzo Colonna difendono la prospettiva di Emiliano. Dall’opposizione arriva una raffica di critiche. Francesca Franzoso (FI) voleva il voto sul ricorso. È corrosiva: «Non è vero - sottolinea - che il governo non vo- discutere con Regione e Comune: è Emiliano che crede si debba sempre accettare il suo punto di vista». Durissimo Ignazio Zullo (esponente fittiano di Noi con l’Italia): «Non sono i ricorsi a persuadere le controparti. Se il governo non ascolta la Regione è perché Emiliano manca di autorevolezza». Marco Galante (M5S) è secco. Parla di «ipocrisia della maggioranza» e ribadisce la soluzione suggerita dai 5 stelle: chiusura e riconversione della fabbrica.