Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Sandro Mazzola «Cassano faccia la partita d’addio»
Mazzola, ex bandiera dell’Inter: «È stato un grande giocatore, ci pensi»
Sandro Mazzola, uno dei più grandi giocatori italiani di sempre, oltre che una bandiera dell’Inter rilancia l’idea di una partita d’addio per Antonio Cassano a Bari: «Credo sia una cosa molto bella. Tornerebbe nella sua città. Per lui sarebbe molto importante».
Ne stiamo parlando da giorni, e l’idea che Antonio Cassano disputi al San Nicola di Bari la sua ultima partita in carriera si sta facendo strada. Oggi a riguardo ci siamo confrontati con Sandro Mazzola, uno dei più grandi giocatori italiani di sempre, oltre che una bandiera dell’Inter. In pochi, meglio di lui, possono dire cosa significhi giocare davanti alla propria gente.
Sandro Mazzola, cosa pensa dell’idea del Corriere di far giocare l’ultima di Cassano a Bari?
«Credo sia una cosa molto bella. Tornerebbe nella sua città. Per lui sarebbe molto importante».
Le piace il giocatore Cassano?
«Mi è sempre piaciuto, fa colpi che in pochi possono permettersi. È uno che inventa calcio e in giro se ne vedono sempre meno».
Quanto è difficile diventare un campione nella propria città?
«È molto difficile, senti la pressione addosso e quasi non puoi permetterti di sbagliare. Se invece vai a giocare altrove, qualche errore puoi concedertelo e ti senti meno colpevole».
Invece com’è tornare nella città da cui si è andati via?
«È ancora più complicato perché sei spinto a fare più di ciò che avevi fatto prima. A volte tornare vale la pena, altre volte no. Non so lui cosa pensava a riguardo. Di certo non è una scelta semplice».
Ma lei pensa che uno come Cassano abbia davvero detto addio al calcio?
«Uno con i suoi colpi può tornare eccome. Gli basterebbero 15 giorni di fila per rimettersi in carreggiata e lasciare indietro tutti gli avversari».
Però non gioca da oltre un anno. Cosa si sentirebbe di consigliargli?
«Il consiglio è quello di pensare bene a ciò che vuole fare. Si alleni una decina di giorni di fila, faticando e sacrificandosi. Poi prenda una decisione, legando la scelta soprattutto a un fattore: se ce la fa o meno, più che per sé, per i tifosi».
Invece alla piazza barese, divisa sulla possibilità che Cassano giochi l’ultima al San Nicola, cosa vuole dire?
«Dimentichino tutto, mettano da parte ogni incomprensione. Se c’è la possibilità che uno con i suoi colpi torni, regali grandi giocate e faccia diventare matti tutti, bisogna coglierla al volo».
Cosa è mancato alla carriera di Cassano secondo lei?
«È mancata la continuità e la voglia di sacrificio. Disputava una bella partita, al massimo due di seguito, e questo gli bastava. Forse avrebbe avuto bisogno di persone diverse accanto, ma questo non so dirlo. Di certo è stato un peccato per il calcio italiano che un talento come il suo non si sia espresso appieno».
Cosa le piace invece del suo modo di giocare?
«Il dribbling. È in grado di farlo a testa alta, e questa è una caratteristica che solo i grandi giocatori hanno. Gli altri guardano la palla e i difensori hanno il tempo di posizionarsi. Lui la palla sa dov’è prima ancora che gli arrivi, e il difensore quasi non sa cosa fare».
Ricorda qualche sua giocata particolare?
«Più che una, la sua tipica. Partiva da sotto la tribuna, si avvicinava in area, fingeva di calciare e crossava per il suo compagno di squadra. D’altronde parliamo di un assistman più che un goleador».
Un campione come Mazzola avrebbe avuto piacere a giocare con Cassano?
«Senz’altro. Avrei fatto il doppio dei gol».
Torniamo all’eventuale ultima di Cassano al San Nicola. Capirebbe un “no” a un’iniziativa di questo tipo?
«Sbaglierebbe se dicesse no a questa ipotesi. Se decide di smettere, deve assecondare l’idea. Per lui sarebbe davvero significativo. E tutti dovrebbero andare ad applaudirlo allo stadio».