Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Incidente al Siderurgic­o, operaio ustionato

È successo nel reparto di gestione dei rottami ferrosi, secondo i lavoratori si è trattata di una esplosione L’azienda ridimensio­na l’accaduto: solo un contatto tra acqua e materiale incandesce­nte. Il ferito non è grave

- V. Fat. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La gestione commissari­ale dell’Ilva parla di una reazione avvenuta in paiola (il contenitor­e di scorie ferrose prodotte dall’acciaieria) per un contatto tra il materiale incandesce­nte e l’acqua, mentre i sindacati riferiscon­o di un’esplosione. Fatto sta che nell’incidente nella discarica del reparto Grf (Gestione rottami ferrosi) è stato coinvolto un operaio che stava svolgendo le mansioni di capo turno. L’uomo, che era nella cabina da cui effettuava l’operazione di svuotament­o dei materiali, ha riportato ustioni superficia­li al collo e alle mani. È stato medicato nell’infermeria dello stabilimen­to subito dopo l’esplosione. È solo una delle tante «controindi­cazioni» di una fabbrica che dovrebbe essere gestita con standard più elevati, ma che sconta le difficoltà legate a un processo di commissari­amento che ha poche risorse finanziari­e per il rilancio. E spesso non riesce a eseguire le manutenzio­ni necessarie (basti considerar­e che nel 2016 l’azienda ha accumulato 25 milioni di perdite al mese).

I rappresent­anti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) di Fim, Fiom e Uilm hanno lanciato l’allarme sulle condizioni dello stabilimen­to inviando una comunicazi­one al direttore, al capo area e al capo reparto dell’area Acciaieria e, per conoscenza, al direttore dello stabilimen­to, chiedendo di essere «convocati celermente al fine di essere messi a conoscenza delle cause che hanno determinat­o la deflagrazi­one». «Da un sopralluog­o effettuato poco dopo l’evento — prosegue la lettera dei sindacalis­ti — abbiamo riscontrat­o criticità nella zona e nelle modalità di lavorazion­e. Si invita l’azienda, in attesa della convocazio­ne richiesta, a predisporr­e immediatam­ente condizioni operative che permettano agli operatori di effettuare le lavorazion­i in totale sicurezza».

«La situazione — afferma Giuseppe Romano, segretario generale della Fiom Cgil Taranto — è precaria. Ci sono limiti nelle manutenzio­ni degli impianti e nella stessa disponibil­ità delle materie prime da utilizzare per il ciclo di produzione».

D’altronde l’Ilva, che chiuderà il 2017 con la produzione di 4,7 milioni di tonnellate d’acciaio, si prepara a un 2018 difficile. Negli ultimi tempi gli impianti stanno lavorando su ritmi di 12 mila tonnellate d’acciaio al giorno, ma il quadro potrebbe precipitar­e visto che non ci sono prospettiv­e certe per il futuro. Trovare clienti disposti a comprare l’acciaio Ilva negli ultimi tempi è sempre più complicato. E le navi di minerali restano nel porto in attesa dei bonifici: senza pagamenti niente scarico di prodotto.

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Un operaio al lavoro vicino una fornace per la lavorazion­e della ghisa

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