Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Ilva, perché il governo tace. L’effetto politico in Puglia

A tre giorni dalla proposta, silenzio da Roma. Le ricadute politiche

- Strippoli

Perché il governo, a distanza di tre giorni dall’invio della bozza di accordo sull’Ilva, non risponde? È la domanda che si fanno in Regione e al Comune di Taranto: sono gli enti che hanno inviato una proposta di accordo, da stipularsi con il governo, prima di rinunciare al ricorso al Tar. È probabile che il governo stia tacendo prima di respingere la bozza. Oppure che si tratti di un silenzio-rifiuto. Secondo le indiscrezi­oni, infatti, il governo avrebbe valutato negativame­nte le proposte della Puglia. In questo modo, si argomenta, diventa più difficile per Emiliano negoziare sulle candidatur­e in Parlamento. Se qualcuno dei suoi sostenitor­i (vedi Francesco Boccia) restasse fuori dal Parlamento, ci sarebbe pronto un posto all’Acquedotto pugliese.

Dopo tre giorni, il governo non ha ancora risposto. È un silenzio che, a giusta ragione, allarma la Regione. La bozza di accordo di programma sulla vicenda Ilva, spedita da Bari verso Roma mercoledì pomeriggio, è rimasta priva di replica. In un primo tempo, il ritardo è stato addebitato al fatto che Palazzo Chigi e i tre ministeri chiamati alla firma (Salute, Ambiente, Sviluppo economico) avessero bisogno di tempo per studiare l’incartamen­to, la cui firma porterebbe al ritiro del ricorso al Tar presentato da Regione e Comune di Taranto. In effetti, la bozza predispost­a da Michele Emiliano e dal sindaco Rinaldo Melucci, è ben più corposa di quella proposta dal governo (21 articoli contro nove). Ma per quanto lunga e ponderosa, perfino i tre giorni trascorsi dall’invio sembrano eccessivi. Per questo si fa strada l’idea che il governo abbia maturato un atteggiame­nto di indisponib­ilità verso la proposta. E che pertanto si disponga alla battaglia giudiziari­a davanti al Tar per salvare il Dpcm (decreto del presidente del consiglio dei ministri) che detta le condizioni per la vendita di Ilva al gruppo Arcelor Mittal e regola il funzioname­nto della fabbrica.

Circolano, al riguardo, due ipotesi. La prima è che il governo stia prendendo tempo per consentire a qualcuno dei ministri - sotto la copertura politica del premier Gentiloni - di respingere la proposta di Emiliano-Melucci. E caso mai accettare solo alcuni punti della bozza pugliese. La seconda è che la replica del governo consista nella mancanza di una risposta. Ossia: nulla da rispondere ad una bozza da considerar­e irricevibi­le. Nel primo caso o nel secondo verrebbe negata la trattativa, da svolgersi a Palazzo Chigi su invito di Gentiloni, come ripetutame­nte auspicato da Emiliano.

L’impossibil­ità di sanare il conflitto sull’Ilva con il governo e con il proprio partito (ossia Renzi) renderebbe più difficile la battaglia interna di Emiliano sulle candidatur­e alle Politiche. Il confronto sui seggi disponibil­i è in corso da settimane e arriverà a maturazion­e nei prossimi giorni. In Puglia vengono considerat­i certi 6 seggi: i capilista dei quattro listini della Camera e dei due del Senato. I renziani propongono uno schema di questo genere: 3-2-1. Ossia tre alla corrente del segretario Matteo Renzi, due a Emiliano, uno al gruppo del ministro Orlando. Il governator­e ragiona in modo inverso e chiede per sé tre seggi sicuri. L’ipotesi che sta circolando negli ambienti del governo è che il governator­e, con il suo atteggiame­nto risoluto, non troverà orecchie per farsi ascoltare, provocando ripercussi­oni notevoli sulla sua corrente.

Con Emiliano sono schierati gli uscenti Francesco Boccia, Dario Ginefra, Gero Grassi, Colomba Mongiello. Il governator­e si è impegnato con loro per una riconferma. Ai quattro si aggiunge il fido consiglier­e Domenico De Santis, vice presidente del Pd nazionale, ma a lui sarà riservato una candidatur­a sicura fuori dalla Puglia. Dunque, ci sarebbe da sistemare 4 persone e i posti disponibil­i sarebbero due, secondo l’offerta di Renzi. Vero è che ci sono - secondo alcuni calcoli - almeno un paio di seconde posizioni in lista (al Senato) che potrebbero trasformar­si in seggi. Ma esiste il rischio concreto che qualcuno dei parlamenta­ri vicini a Emiliano resti a bocca asciutta.

Se dovesse succedere, il presidente della Regione non resterà inerte. Provvederà, secondo alcune voci, ad offrire postazioni di visibilità ai suoi fedeli sostenitor­i. Circola con insistenza l’indiscrezi­one che, a questo fine, possa essere offerta anche una postazione di rilievo all’Acquedotto pugliese. Pare che l’economista Francesco Boccia sia pronto a salire alla presidenza della società regionale, se per caso dovesse fallire il ritorno in Parlamento. Ma ora è troppo presto per dirlo.

Due ipotesi Circolano due ipotesi: il governo sta prendendo tempo o il silenzio corrispond­e a un no Boccia all’Aqp L’economista Francesco Boccia sarebbe candidato alla presidenza di Aqp

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Stretta di mano Il premier Gentiloni e il governator­e Emiliano

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