Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

PARTITA D’ADDIO? LUI L’HA GIÀ FATTA

- di Giovanni Sasso

«I l Bari prova ancora con Cassano/ posizione regolare/ grande controllo di Cassano in velocità in area di rigore/ Antoniooo… Cassssanoo­o!» (di F. Caressa, 1999). Il racconto di quel gol all’Inter è l’inizio di una favola tragica.

Ognuno ha un libro, una canzone, una poesia che gli ricorda lo sbocciare di un amore. Anch’io ho un testo, che so a memoria, ma che non mi stanco mai di riascoltar­e perché ha segnato l’inizio di una grande passione. Eccolo: «Il Bari prova ancora con Cassano/ posizione regolare/ grande controllo di Cassano in velocità in area di rigore/ Cassano ancora/ rientra sul destro…/ Antoniooo… Cassssanoo­o!» (di F. Caressa, 1999). Qualche incauto lettore potrebbe eccepire che in realtà trattasi solo della telecronac­a di un gol. Certo, più o meno come «Nel mezzo del cammin di nostra vita» è solo l’incipit di un depliant di un tour dell’Aldilà. Il racconto di quel gol all’Inter è invece l’inizio di una favola tragica, di un’epopea distopica. È la prima tappa del viaggio di un Ulisse che a Itaca non tornerà mai. È il primo intreccio di una tela lunga da Bari a Roma, o a Madrid, che le molte Penelopi come me hanno tessuto per quasi due decenni aspettando invano. E non è, caro Antonio, come in altre storie d’amore: qui la colpa del fallimento non si divide. Io non ho nulla da rimprovera­rmi. Io ti sono stato fedele e ti ho difeso sempre. Io ti ho comprato al Fantacalci­o quando eri solo un ragazzino panchinaro. Io ti ho amato così tanto che con la scusa di una campagna elettorale ho «messo a Cassano» pure in uno spot. Sei tu che hai fatto sfiorire quell’amore. E allora è inutile provare a rivitalizz­arlo con la partita d’addio. Non si resuscita un morto con la respirazio­ne artificial­e. Facciamo finta di nulla. Non voglio rovinarmi il piacere di riascoltar­e quella telecronac­a, di rivedere quello stop di tacco a seguire. Inverosimi­le, come l’urlo di quella curva. Come l’amore di una città intera che quella notte ti sommerse in un abbraccio. Che tu ricambiast­i, forse per la prima e ultima volta. Ecco. Lasciamo tutto così. È stata quella, in fondo, la tua vera partita d’addio.

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