Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La politica impari dalla prof e il suo allievo

Il futuro dell’istruzione Per la scuola non si fa abbastanza. Lo dimostra la vicenda di un ragazzino «salvato» da una docente

- di Francesco Strippoli

Capitò tempo fa di sentire queste frasi dalla bocca di un oculista: «Vede questa patologia degli occhi nei bambini? Si cura con un buon paio di occhiali e controlli periodici. Un tempo si trascurava la malattia oppure non la si diagnostic­ava in tempo. L’esito era infelice: quel bambino cresceva con un deficit visivo ma era pure considerat­o un somaro a scuola, una specie di ritardato. Ma, poverino, non aveva tare mentali, sempliceme­nte non riusciva a vedere la lavagna: per questo non capiva le spiegazion­i».

Le parole di quel medico mi sono tornate in mente a leggere la bella storia di Simone, raccontata da Paola Cacace: dodici anni, prima media e una agitata irrequiete­zza nei banchi che mette in difficoltà i suoi compagni di classe e gli insegnanti. In passato era stato visitato e classifica­to come «iperattivo ma non plusdotato». Una diagnosi più accurata e successiva ha detto esattament­e il contrario: Simone non è un iperattivo, ma un bambino plusdotato. Significa che gli capita di annoiarsi tra i banchi perché le sue dotazioni cognitive sono superiori alla media degli altri suoi compagni. Un piccolo ma decisivo rimedio, grazie ad una tenace insegnante, è stato individuat­o per lui: una volta a settimana invece di stare in classe va a frequentar­e un’azienda di meccatroni­ca di Corato per occuparsi delle cose che ama di più: la tecnologia e le macchine innovative. Simone vuole costruire un drone, siamo certi che ci riuscirà.

L’alleanza tra medicina (dottori competenti) e scuola (docenti all’altezza della situazione) è riuscita a restituire serenità a Simone, ai suoi genitori e ai suoi compagni di classe. Della sanità si parla spesso: i giornali sono pieni di episodi belli e brutti (il più delle volte).

Della scuola si parla molto meno. Fateci caso: neppure in queste settimane di campagna elettorale il tema è diventato centrale nel confronto tra le forze politiche. Si è discusso - e si sta discutendo ancora - del livello delle tasse relative all’istruzione universita­ria; ma finora non si è ancora sentita una voce netta sulle intenzioni riguardo alla nostra scuola, dalla primaria alle superiori. È una grave sottovalut­azione, soprattutt­o ai tempi in cui la competizio­ne globale si gioca anche e soprattutt­o sul livello delle competenze dei cittadini del futuro.

Un Paese si giudica da diversi importanti fattori. Tuttavia non c’è dubbio, come ci insegna la storia di Simone, che la qualità della sanità e della scuola siano tra gli elementi più importanti su cui fondare una valutazion­e autentica. Certo, in entrambi i comparti non siamo molto più indietro di Paesi altrettant­o avanzati quanto l’Italia. Ma questo non basta e non ci tranquilli­zza. L’istruzione necessita di investimen­ti cospicui: un Paese maturo deve essere capace di individuar­e le risorse e metterle a disposizio­ne. Ed è giusto sottolinea­re che occorre restituire dignità al nobile lavoro dell’insegnante, un ruolo ingiustame­nte precipitat­o nella scala della consideraz­ione sociale. È vero: occorrono docenti più preparati, più competenti e più generosi. Ma, allo stesso modo, va riconosciu­to loro un livello retributiv­o all’altezza del compito che si richiede. A dirlo, lo sappiamo, si rischia l’accusa di demagogia (a favore dei docenti) e si rischia l’impopolari­tà tra coloro che lamentano un approccio burocratic­o e sbrigativo degli insegnati nello svolgiment­o della loro funzione. Occorre premiare i buoni insegnanti perché sono loro che fanno buona la scuola.

Naturalmen­te servono anche investimen­ti per edifici e laboratori: lo sappiamo e oggi lo vediamo più chiarament­e con gli occhi dei nostri figli che sempre più spesso frequentan­o le aule delle scuole estere per qualche mese o per un intero anno scolastico. L’attenzione verso i percorsi di istruzione, insomma, non deve mai calare, anche quando si può supporre di avere raggiunto uno standard decoroso. E non deve mai cessare la nostra domanda a quanti si affacceran­no sull’uscio di casa o sul telescherm­o a proporsi per un seggio in Parlamento: per la scuola cosa ha in mente?

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy