Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Simone, 12 anni, il piccolo «ingegnere»
La scuola non gli piaceva, poi ha scoperto la fabbrica: «Voglio costruire un drone» Così la Mbl Solutions di Corato l’ha scoperto e «adottato». E ora stupisce tutti
Occhi che guardano al futuro e un’abilità innata con computer e tecnologie. La robotica non ha segreti per Simone e se ne sono accorti i genitori, Maria Divittorio e Giuseppe Lamacchia, gli insegnanti e alcuni imprenditori locali. Cosa c’è di particolare? Simone ha solo 12 anni e frequenta la seconda media della Baldacchini-Manzoni di Barletta ma un giorno a settimana invece di stare in classe va all’azienda di meccatronica Mbl Solutions a Corato. Una storia iniziata con una domanda posta a Simone all’inizio dell’anno scolastico da una professoressa, Delia Stefanachi, musicista e insegnante: «Cosa ti piacerebbe fare?» La risposta le ha fatto venire un’idea che con il tempo si è trasformata in realtà: «Costruire un drone».
«Quando era bambino era attirato da cellulari e computer ma - racconta la mamma Maria - vedevamo la tecnologia avere lo stesso fascino anche sugli altri bimbi. Poi ci siamo accorti che non si limitava a giocarci ma ne capiva il funzionamento nel senso più tecnico del termine. La domanda più ricorrente di mio marito è: ma come le sai queste cose? E Simone: Le so».
Un carattere forte come può esserlo solo quello di chi «sa di sapere» mediamente più degli altri. L’autorità non ha l’effetto desiderato. Preferisce pensare con la propria testa, in maniera autonoma. Un’autonomia che ha fatto sì che molte cose le imparasse da autodidatta davanti al pc di casa.
In effetti nonostante la sua enorme intelligenza Simone non ama la scuola. «La scuola non è in grado - dice la Stefanachi - di rispondere alle sue esigenze. Considerate tra l’altro che Simone è stato diagnosticato anni fa come iperattivo e non come plusdotato». Infatti dopo il primo anno e mezzo di scuole elementari, presso un istituto privato, Simone ha iniziato a distrarsi durante le lezioni e a distrarre gli altri. Immediatamente sono iniziate a fioccare le proteste degli altri genitori. «In terza elementare - commenta Maria - era una tortura farlo andare a scuola. Tante lacrime versate. Così abbiamo deciso di iscriverlo alla scuola pubblica. La quarta e la quinta sono andate meglio. Eppure continuavano le lamentele sul suo comportamento». L’intelligenza di Simone nessuno l’ha mai messa in dubbio ma probabilmente nessuno nel sistema scolastico l’ha mai apprezzata sul serio. Fino all’anche no scorso almeno. «Quando ha iniziato la scuola media dice la Stefanachi – Simone ha manifestato gli spessi problemi emersi durante la primaria e ciò ha portato a un secondo esame di Simone da parte di una specialista dell’Asl Bat1 ha riscontrato che la sua non era iperattività ma plusdotazione. Chiara Corvasce, psicologa dell’Equipe multidisciplinare Asl Bat1 mi ha chiesto di occuparmi di lui. A luglio scorso c’è stato il nostro primo incontro e siamo riusciti a instaurare un bel rapporto».
E con la grinta che solo le buone insegnanti possono avere, supportata anche dalla giovane dirigente scolastica Francesca Maria Capuano, la Stefanachi non si è fermata lì. «Ho contattato un mio parente, l’ingegner Lotito di Corato per chiedergli a chi ci si poteva rivolgere per aiutare Simone a sfruttare queste sue capacità e raggiungere i suoi sogni. Lui ci ha subito messo in contatto con Luigi Maldera e la Mbl Solutions. Dopo l’incontro tra Maldera e Simone è stato bello sentirsi dire che - ricorda la Stefanachi - erano disposti anche loro a impegnarsi per dare a Simone un’opportunità di crescita. Ecco che da quell’incontro è partito un vero e proprio progetto di alternanza scuola-lavoro che prevede la presenza di Simone per una mattina a settimana in azienda».
Un modo per coltivare un dono congenito che rischiava di essere disperso nei meandri del sistema scolastico. «Purtroppo il nostro sistema scolastico - dice la Stefanachi – fonda il principio di uguaglianza sull’inserimento di bambini e ragazzi in classi eterogenee che, di fatto, non garantiscono un apprendimento consono ai bisogni specifici del capitale umano. In buona parte d’Europa, e non solo, le classi sono strutturate per fasce di livello e allora sì che il principio di pari opportunità è realmente applicato».
«Alcuni giorni Simone – conclude Maria – non trattiene l’entusiasmo e inizia a raccontare le sue giornate alla Mbl Solutions – Mamma, l’ingegnere mi ha detto… Papà sai che ho fatto oggi? È bello vederlo felice e speriamo che da questa avventura impari il più possibile».