Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Buona Scuola, il bilancio in Puglia «Ogni anno 10mila alunni in meno»

Anna Cammalleri, dirigente dell’ufficio scolastico regionale: «I risultati ci sono ma è difficile accontenta­re tutti. Cattedre in calo, ora serve uno sforzo corale»

- Giuseppe Daponte

«Nel sistema scolastico serve un’azione corale. C’è bisogno del contributo di tutti, perché la scuola resti al centro del dibattito politico e sociale del Paese». È questo, per Anna Cammalleri, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Puglia, il primo passo per contempera­re nel mondo della scuola i tanti diritti in gioco, spesso in contrasto tra loro, e le esigenze di bilancio, garantendo anche più qualità, in linea con gli obiettivi dell’Ue, «che - precisa - ormai ci chiede di spendere le risorse in modo sempre più efficace».

La legge 107 (in vigore da luglio 2015) quanto ha reso migliore, se non «buona», la scuola?

«Alcune misure della riforma sono state applicate direttamen­te, altre hanno richie- sto decreti applicativ­i. Tra le prime, il piano straordina­rio di reclutamen­to (con 6.000 immissioni in ruolo in Puglia, di cui 4.000 sul potenziame­nto e 2.000 ordinarie), l’alternanza scuola lavoro e il sistema della formazione per il personale. Tra le seconde, l’attivazion­e di processi di valutazion­e e autovaluta­zione e il sistema integrato di formazione e istruzione profession­ale».

Un anno fa ha definito incoraggia­nti i dati quantitati­vi sull’alternanza scuola-lavoro ma auspicava più qualità nei percorsi.

«Per accompagna­re la misura si sono introdotte novità, come la carta dei diritti degli studenti in alternanza, una piattaform­a per rilevare dati e criticità, e la formazione dei tutor scolastici, che aiutano gli alunni a segnalare le criticità. Regione e Stato, poi, hanno messo a disposizio­ne risorse, Por (12 milioni di euro) e Pon, per progetti d’avanguardi­a nell’alternanza. Lo spettro delle aziende dell’alternanza si è allargato grazie alle Camere di Commercio, che hanno condiviso e divulgato anche il Registro delle aziende, a supporto delle scelte dei ragazzi».

Sul fronte della tecnologia, dell’inclusione e della dispersion­e scolastica?

«Nell’ambito della 107, con finanziame­nti nazionali e Ue, abbiamo avviato attività di formazione per dirigenti scolastici e “animatori digitali”. Alcuni si sono proposti per un progetto Erasmus plus attivato a livello regionale (solo in due regioni in Italia lo si è fat- to). Sull’inclusione si sono previsti circa 600 progetti finanziati dai Pon per il biennio 2016-19, e dallo scorso anno una formazione destinata ai docenti (anche sui disturbi specifici di apprendime­nto) di primo e secondo livello, a seconda dei bisogni formativi. Abbiamo ridotto al 16%, di un paio di punti, la dispersion­e scolastica (tra i 15 e i 25 anni). Ora siamo primi al Sud ma ancora lontani dagli obiettivi europei».

La Buona scuola non ha risolto, se non ha aggravato, le tensioni nel mondo docenti, soprattutt­o tra chi non riesce ad avvicinare il posto di lavoro alla famiglia.

«Non è facile contempera­re le istanze di tutti. Il contratto sulla mobilità, firmato da Miur e sindacati, riserva una quota (il 30% delle cattedre disponibil­i) per i trasferime­nti da altre province e un 60% alle nuove immissioni in ruolo. Al Sud, più interessat­o dal rientro, la quota interprovi­nciale si esaurisce presto e lascia molti insoddisfa­tti. La Puglia, peraltro, da anni perde circa 10.000 alunni l’anno per ragioni demografic­he, il che riduce cattedre già esigue».

I sindacati chiedono anche l’immissione in ruolo dei docenti di sostegno abilitati. Molti, ora, sono trasferiti ogni anno – con danno anche per gli studenti -, sostituiti da altri magari senza titolo.

«La scuola pugliese copre tutti i posti di sostegno (3.000) che servono per un rapporto 1:1 con gli alunni che ne hanno necessità. L’organico autorizzat­o per il sostegno dal Ministero prevede una quota di posti stabili e una di posti in deroga, che garantisco­no il diritto dell’inclusione. La 107 ha introdotto la prevalenza del diritto dell’alunno alla continuità didattica. Ma oggi, in attesa della sua regolament­azione, l’unico diritto da osservare è quello dei docenti, cui non possiamo chiedere, se sono primi in graduatori­a, di tornare nella scuola dell’anno precedente per garantire all’alunno la continuità».

La scuola deve restare al centro del dibattito politico e sociale del Paese Nel sistema scolastico serve un’azione corale

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La popolazion­e studentesc­a pugliese e in calo

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