Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La Cgil: «Pasticcio contro il Sud ci ridiano gli organici tagliati»
«La Buona scuola ha favorito oltre 100 mila assunzioni di docenti ma ha il limite di non aver cancellato le riforme agli ordinamenti scolastici e le misure (come l’aumento degli alunni per classe) adottate dai governi Berlusconi che favorirono il taglio di un numero rilevante di cattedre, soprattutto al Sud, aggravando l’esodo dei docenti da Sud a Nord». A dirlo è Angela Giannelli, della segreteria regionale Flc Cgil Puglia.
«Al Nord - spiega Giannelli – andarono più cattedre perché lì risiede una popolazione scolastica più numerosa (per l’incidenza dell’immigrazione). Ma nella distribuzione dei docenti si dovrebbe tener conto anche di altri criteri, come la dispersione scolastica o la presenza di scuole in zone a rischio, più diffuse nel Meridione. Per uscire dal pasticcio, ora, si dovrebbe restituire al Sud gran parte degli organici tagliati».
Senza correttivi, invece, il controesodo si profila piuttosto difficile. Nel 2016 il contratto nazionale sulla mobilità aveva già innalzato la percentuale dei posti vacanti destinata ai trasferimenti interprovinciali, dal 25 al 30% (contro il 60% riservato alle nuove immissioni in ruolo) per favorire il rientro, almeno in parte, dei docenti trasferiti. Ma la quota non è bastata a far rientrare a casa i circa 3.000 «esodati» pugliesi.
Nemmeno chi ne avrebbe il diritto rientra sempre agevolmente. «Il giudice del lavoro di Ragusa – rileva Giannelli - ha dichiarato illegittimo l’accantonamento dei posti previsto dal Ccn integrativo sulla mobilità 2016/17, che ha riconosciuto un canale riservato ai docenti idonei delle graduatorie del concorso 2012, reclutati dal piano straordinario di assunzioni della 107 in fase C, penalizzando chi era nelle Graduatorie a esaurimento».
Per Giannelli, è auspicabile anche la stabilizzazione dei posti attualmente in organico «di fatto» e «in deroga» sul sostegno. E non solo per favorire il rientro dei docenti nei luoghi di residenza: «Il Miur indice meno corsi per docenti specializzati sul sostegno rispetto al reale fabbisogno – spiega Giannelli – e integra gli organici con i posti di fatto e in deroga (supplenze annuali che in molti casi al Ministero fanno comodo perché generano, alla lunga, risparmi di spesa). Ma quando (spesso) nelle graduatorie non ci sono più supplenti specializzati nel sostegno, le scuole devono ricorrere all’assunzione di docenti senza titolo, facendo venir meno continuità didattica e diritto dell’alunno disabile ad avere un docente specializzato. Il che è grave».