Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Negozi nello stadio, c’è l’intoppo Serve prima il sì della Regione
La costruzione del San Nicola 2.0? Già parte in salita. E non solo per questioni di paternità e vincoli sull’opera. Se è vero che, dal punto di vista architettonico, il via libera alla ristrutturazione è nelle mani di Renzo Piano (che difficilmente consentirà agli investitori di demolire per realizzare al posto dell’«astronave» una «navicella spaziale»), sul profilo della sostenibilità dell’operazione i dubbi aumentano di giorno in giorno. Pur individuando i capitali da investire, impresa complicata se si parla di impianti sportivi, bisognerebbe ipotizzare un piano di ammortamenti che renda il tutto fattibile. La proposta di rilancio della struttura — consegnata dal Bari, ma elaborata da B Futura con il supporto del Credito Sportivo guidato da Andrea Abodi — presenta alcune indicazioni per un piano di sostenibilità finanziaria. Oltre a ipotizzare introiti da vendita di biglietti (stimati da una media iniziale di 18 mila a poco meno di 28 mila a regime a partita) si fa riferimento alle attività collaterali che alimenterebbero il flusso di cassa in entrata. Ovvero strutture sportive, alberghiere e di ristorazione. E soprattutto le attività su larga scala come i centri commerciali e mega gallerie. Si tratta di un aspetto, quest’ultimo, da approfondire perché forse chi ha elaborato il progetto non ha tenuto conto delle specificità pugliesi. Il via libera agli iper con dimensioni oltre 2.500 metri quadrati spetta alla Regione Puglia (fino a quel limite basta il via libera del Comune). Ma il tutto deve rispettare i parametri del regolamento regionale 27 del 2011 che fissa i criteri per l’aperture delle nuove strutture (in definitiva a Bari non ci sarebbe spazio per altri mega impianti).
Sull’affare stadio i consiglieri d’opposizione Domenico Di Paola e Irma Melini, hanno attaccato l’amministrazione per aver sospeso il bando per l’affidamento quinquennale dello stadio. «È una decisione ingiustificabile — attaccano i due consiglieri — perché a quattro giorni dalla scadenza non ci si ferma per un progetto indefinito».