Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LA SANITÀ-SERVIZIO E I DIRITTI NEGATI
Le condizioni della sanità di Puglia, da tempo in profonda sofferenza, sono ulteriormente peggiorate, e oggi mettono a nudo rughe antiche e problemi più recenti, molto preoccupanti anche sul piano sociale. Si pensi, per sottolineare solo un esempio già rilevato su queste colonne, ai ceti meno abbienti, che ormai affrontano i costi delle cliniche private pur di non incorrere in prenotazioni lunghe come stagioni, quale che sia il controllo da eseguire. Al punto in cui siamo, la caduta del nostro sistema sanitario non è più spiegabile con il pur grave difetto delle burocrazie interne, sempre piuttosto impacciate nella regolazione del rapporto fra meccanismi interni ai vari reparti ospedalieri, e domanda del pubblico, comunque inquieta, considerando il peso della salute nella vita spirituale e materiale di ciascuno. La vicenda dei macchinari per la mammografia, ancora imballati dall’estate scorsa, non sarebbe credibile se non fosse stata già ammessa dagli stessi dirigenti delle Asl interessate, nel Leccese; come se acquistare attrezzature nuove non significhi anche organizzare fin da subito gli spazi, gli addetti, gli aspetti tecnici, i collaudi, ecc., tutti particolari senza i quali nessuna macchina può funzionare. La verità è che, anche in sede politica, si continua a considerare la sanità come un servizio, alla stregua di uno sportello assicurativo, di un ufficio dell’anagrafe, di un bus urbano. È un principio sbagliato, perché la salute pubblica non solo non è un servizio, ma è un diritto, che la Costituzione repubblicana dapprima definisce «fondamentale», e poi classifica come «interesse collettivo». Quante volte si sente parlare di sicurezza, di garanzie per il cittadino? Quante volte la tutela di questi beni è evocata di fronte alla sfrontatezza della criminalità di quartiere? Ebbene, la sanità nel suo complesso è un luogo istituzionale dove la Costituzione entra nei capillari della vita organizzata, e affida a medici, dirigenti, personale ausiliario degli ospedali, i valori dello sviluppo e della sicurezza sociale. Di più; il concetto di servizio enfatizza il momento delle regole del sistema, sicuramente importanti, ma in questo sistema l’individuo si sperde, diviene un caso fra gli altri, un pezzo della catena, nella quale la morte è un dato statistico, e la semplice paura è un fatto personale. E i diritti? Quelli dovrebbero essere la prima preoccupazione, del governo territoriale, e costituire la vera essenza del lavoro dei dirigenti sanitari responsabili. Ma alla fine torna il servizio, velo che oscura il senso stesso del paziente, persona che soffre.