Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Polo del contemporaneo, servono più idee
Non solo temporary store. Lo Spazio Murat potrebbe essere usato per «seminare»
Arrivano nuovi fondi per il completamento del Polo barese del contemporaneo: 1,9 milioni di euro all’ex Mercato del Pesce e 2 milioni al Teatro Margherita, tranche conclusive previste dal decreto del ministro Franceschini, tra gli ultimi proficui adempimenti del suo mandato.
Più discutibilmente, una boccata d’ossigeno giunge anche per il terzo edificio del Polo, la Sala Murat, già in parte trasformata in attività commerciale, se pure per il design «made in Puglia» e ora in procinto di convertirsi nel temporary store di una nota casa automobilistica tedesca (sia pure tra le opere del giovane Vincenzo Mascoli in mostra). Solo per fare cassa, assicura l’assessore comunale alla cultura Maselli. Ci può stare, e per giunta è in linea con altre contaminazioni sacro/profano già sperimentate altrove, vedi i matrimoni e le feste in musei e residenze reali. Pecunia non olet e, del resto, in tempi di vacche magre non è il caso di fare gli integralisti.
Per il nostro Polo del contemporaneo l’aspetto strutturale è dunque in via di definizione, i fondi per i contenitori sono pervenuti ma, drammaticamente, non sono ancora arrivate le idee da metterci dentro. Gli spazi che saranno a breve restituiti alla città, secondo quanto dichiarato dal responsabile del palinsesto, Massimo Torrigiani, conterranno progetti temporanei per delineare un museo in progress, senza una collezione ma con una vocazione ospitante. Il bilancio, dal conferimento dell’incarico ad oggi, è questo: una collettiva («Trame») e la personale di Diego Perrone («Sussi e Biribissi»), e poi un imbarazzante silenzio e una pressoché totale assenza di programmazione. Si dirà, mancano i fondi, ma forse qualche spicciolo avanza comunque per organizzare interventi che in questa fase, date le circostanze, avrebbero l’esclusivo obiettivo di consolidare l’identità del Polo. Per esempio incontri tematici, film e documentari d’arte, graditi al pubblico e provvidenziali per capitalizzare risorse, aggiornamenti e monitoraggi sul sistema dell’arte contemporanea e, innanzitutto, presentazione dei partner (musei, gallerie, fondazioni) cui il futuro Polo dovrà guardare per entrare in una rete di proficui scambi.
Insomma, il Polo che non c’è potrebbe comunque trasformarsi in un’opportunità facendo quello che un museo confeziona a latere del suo palinsesto espositivo. Di tale contorno ora disponiamo solo di uno store, ma con un minimo investimento si può aggiungere anche qualche piatto di rinforzo per non mortificare le aspettative, per coltivare il bisogno del contemporaneo come chiave di lettura del presente e per formare una comunità più consapevole di quello che verrà.