Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LE TRE SINISTRE ALLA PUGLIESE

- di Michele Cozzi

Divisa, smarrita, incattivit­a. La sinistra si presenta al voto di marzo in ordine sparso. È il «male oscuro» da cui non riesce a guarire, tarda eredità del Novecento. La situazione ricorda la fase post-Tangentopo­li, analizzata da Luciano Cafagna (La grande

slavina) quando la sinistra comunista sperava di ereditare le «rovine» socialiste e invece fu investita dallo tsunami che aprì la strada all’egemonia berlusconi­ana. La sinistra spaccata in due blocchi (il Pd e Liberi e Uguali) rischia di occupare il ruolo del «vaso di coccio» tra i «vasi di ferro», il centrodest­ra e il M5S. Il Pd di Renzi è chiamato ad «inventarsi» una nuova politica con più collegiali­tà e discontinu­ità rispetto al passato. Lo sfondament­o a destra, con il clamoroso 41% delle Europee, è ormai un lontano ricordo. E poi c’è stata la scissione a sinistra che ha alimentato una sorta di «sindrome di accerchiam­ento». Il cambiament­o, pur segnalato da Pil, produzione industrial­e, occupazion­e (ma su questo aspetto occorre «interpreta­re» i numeri) non sembra essere «percepito» dall’opinione pubblica. E Renzi non appare più un valore aggiunto. Anzi.

Il partito di Grasso rappresent­a l’ennesimo tentativo di creare un polo d’attrazione alternativ­o al partito egemone del centrosini­stra. Una sinistra «rosso antico», di stampo identitari­o, che punta a recuperare dal M5S elettori del vecchio serbatoio tradiziona­le (insegnanti, operai, impiegati). Delusi, spaventati o colpiti dalle riforme renziane. Una sinistra che rivendica la propria storia. Ma le radici, come dice lo psicanalis­ta Massimo Recalcati, se non arricchite, se non innervate da nuova linfa, rischiano di essere solo il triste ricordo di un lontano passato. In questo contesto la Puglia è un laboratori­o ricco di incognite per Decaro, Emiliano e D’Alema. Il sindaco di Bari e presidente dell’Anci è chiamato a difendere la postazione renziana in Puglia. Non può trincerars­i nel Palazzo di Città e deve metterci la faccia. Per il presidente della Regione il rischio è doppio. Ha messo la Puglia in rotta di collisione con gli ultimi governi a guida Pd (trivelle, referendum costituzio­nale, buona scuola,Tap, Ilva). Deve garantire l’elezione dei suoi fedelissim­i ed evitare che gli venga attribuita una eventuale debacle del Pd. Poi c’è il «lider maximo», D’Alema. Renzi lo addita come il vero leader di «Liberi e Uguali». E, forse, l’«investitur­a» non gli dispiace. La Puglia dovrebbe essere un punto di forza di LeU. Ma anche il cammino di D’Alema non sarà una passeggiat­a sullo splendido lungomare di Gallipoli.

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