Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Giorgio Distante dalla Berklee al Salento
Nato a Cisternino nel 1980, diplomato al conservatorio di Monopoli, borsista alla Berklee per tre anni, Giorgio Distante è un autentico talento della musica pugliese, anche se finora si è ritagliato pochi spazi per sé preferendo lavorare al servizio dei ( tanti) colleghi che l’apprezzano; un nome per tutti, il compositore Admir Shkurtaj che l’ha voluto con sé nell’opera Kater i Rades. Suono e fraseggio lo rendono subito riconoscibile, per quella capacità di ragionare melodicamente anche sul filo delle improvvisazioni più spigolose. Il suo timbro lo accomuna a musicisti d’altre latitudini, dall’anglocanadese Kenny Wheeler al norvegese Arve Henriksen, ai quali lo avvicina anche una connaturata, sottile malinconia. Come Henriksen, Distante ama l’elettronica, lavora sui suoi software e da tempo va affinando uno strumento originale, una tromba autocostruita che è una sintesi tra elettronica e tromba. Si chiama Hy E.T., ovvero Hybrid Electroacoustic Trumpet o Hello ET, e con essa suona quasi interamente il suo nuovo album Meno mondo
possibile. Il secondo a suo nome dopo R.A.V. (Improvvisatore Involontario, 2012). Esce per l’etichetta leccese Desuonatori, che ci ha abituati a format e musiche preziose e fuori dal comune. Di solito si tratta di cd in confezioni numerate realizzate a mano, graficamente curatissime; questa volta invece l’album (otto brani originali) è stampato in vinile a 33 giri, o diffuso in download gratuito. Una scelta estetica e musicale, certamente, visto che la musica stessa si mantiene in sottile equilibrio tra l’analogico e il digitale. Con Distante altri due musicisti, il chitarrista Valerio Daniele (anima dell’etichetta Desuonatori), che qui utilizza la chitarra baritona elettrificata oltre all’elettronica, e il batterista Dario Congedo, il più «jazzista» dei tre, spesso alle prese con scansioni che hanno la durezza e la regolarità del rock. La musica insegue la semplicità costruendo un piccolo vocabolario essenziale di frasi condivise fra i tre musicisti: ma è il «colore» soprattutto a tenerli insieme, una tinta calda e scura che segna gli episodi più aggressivi come quelli più sospesi, da
Si comincia sempre parlando del tempo a Primo giro di giostra.