Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Politecnico, boom di iscrizioni «Laureati al lavoro in 5 anni»
Di Sciascio: non abbiamo altri professori da mettere in campo
«Continuiamo a crescere in termini di immatricolazioni e finanziamenti, ottenuti a livello regionale, nazionale ed europeo, ma vogliamo investire sempre più in progetti con le università del Mediterraneo e creare un ecosistema dell’innovazione, che coinvolga sempre più imprese, istituzioni ed enti di ricerca». Così Eugenio Di Sciascio, rettore del Politecnico di Bari, all’inaugurazione dell’anno accademico 2017/2018.
In particolare, ricorda il rettore, «gli iscritti, quest’anno, sono aumentati del 10%, dopo il +17% dell’anno scorso. Ma non possiamo crescere di più, perché abbiamo un numero limitato di professori da mettere in campo. I finanziamenti, quest’anno hanno coperto ben il 40% del bilancio (il resto è arrivato da tasse degli studenti e Miur). Le risorse premiali riconosciuteci dal Ministero, che hanno mostrato il secondo maggiore tasso di crescita in Italia nel 2017, sono state ottenute grazie ai risultati su vari indicatori, tra cui la qualità della ricerca e il miglior dato in Puglia nell’assegnazione dei fondi per i dipartimenti di eccellenza». Altro fiore all’occhiello vantato, il placement: a cinque anni dalla laurea, nel 2017 ha trovato lavoro il 92% dei laureati al Politecnico, contro una media pugliese del 76% e in Italia dell’84%, «mentre per le lauree più attrattive, sul fronte dell’innovazione digitale — sottolinea il rettore — rileviamo il 100% a un anno dalla laurea». All’inaugurazione, tra gli altri, anche l’ospite d’onore Peretz Lavie, presidente del Technion institute of technology di Haifa, la più antica università di Israele, fondata nel 1912, tra le prime 80 al mondo, con sedi in Cina e Usa, leva di sviluppo dell’industria e dell’innovazione tecnologica israeliana. «Il sistema italiano ha tanto da imparare da loro — riconosce Di Sciascio —. Con Technion vogliamo avviare progetti, tra cui uno sulla valorizzazione delle risorse idriche. Ma c’è già una collaborazione sulle start up». «Nel 21esimo secolo — dice Lavie — in un mondo che cambia sempre più rapidamente, l’Università deve trovare sistemi didattici e di apprendimento nuovi, puntare sulla formazione permanente, tenere un dialogo costante con industria ed enti e abbattere i recinti per un sapere sempre più multidiciplinare. La quarta rivoluzione industriale in atto sta cambiando rapidamente economia e professioni. Il nostro futuro sarà promettente se le università sapranno adattarsi e rispondere a una sfida complessa.