Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Verso il voto, chi ha detto che il comizio è morto?
La campagna elettorale entra nel vivo e gli aspiranti parlamentari scaldano i motori
Il comizio è vivo e vegeto. Per lo meno nelle intenzioni. Certo febbraio non è il mese ideale per stare all’aperto, ma nessuno vuole farne a meno. Massimo Cassano (FI), Giuseppe L’Abbate (M5S) e Nico Bavaro (Leu) ne faranno certamente ricorso. Anche Dario Ginefra (Pd) «se il clima lo permetterà». I social network saranno utilizzati molto, ma tutti prediligono ancora il rapporto fisico e diretto con i propri potenziali elettori. La piazza, quella vera e non quella virtuale, dice L’Abbate, «è la casa della democrazia».
Chi l’ha detto che il comizio è morto? I discorsi dal palco, con la lucina in un angolo e la folla piccola o grande ad ascoltare, continua ad essere strumento di campagna elettorale. Forse è l’effetto della legge elettorale che ha ripristinato i collegi uninominali in bacini relativamente contenuti. «Ne farò almeno due in ognuno dei Comuni del collegio in cui sono candidato» dice Massimo Cassano, FI, schierato alla Camera, Puglia 2-Bitonto. «Nei piccoli centri continua il senatore - sono essenziali, non vi rinuncio». E per il resto? «Moltissimo porta-a-porta. Vado nelle famiglie, nelle aziende, mi infilo nei bar. Questi contatti sono più produttivi dei dibatti nei convegni». E i social network? «Impossibile rinunciarvi spiega Cassano, 53 anni oggi e io sono sulle principali piattaforme: Facebook, Twitter, Instagram. In questo caso c’è una pattuglia di giovani sostenitori che mi aiuta».
Il deputato 5 Stelle Giuseppe L’Abbate, candidato nel proporzionale (Monopoli-Taranto-Brindisi) non si fa aiutare: per lui, 20 anni più giovane di Cassano, è più facile l’uso dei social. «Ma quelli avverte con senso politico non bastano se vuoi superare il confine dei tuoi elettori. Per allargare la cerchia devi anda- re in piazza e io ci vado volentieri, che ad ascoltarmi siano in 5 o in 500. La piazza è la casa della democrazia e un politico non vi può rinunciare». Piazza reale e piazza virtuale? «Sì, ma non basta: io allestirò anche una serie di incontri tematici. Ne farò diversi, tutti collegati all’agricoltura e agli altri temi che ho seguito nella legislatura appena conclusa».
«Io - dice il 50 enne Dario Ginefra, secondo in lista al Senato 1 per il Pd - sono certo di una cosa: non aprirò sedi elettorali. I miei comitati di sostegno sono i circoli del Pd. Proprio stamattina in quello di via Zara, a Bari, a mezzogiorno, comincio la mia campagna elettorale». Come mi organizzo? «Soprattutto con gli incontri: meditati e ragionati. Per dire quello che abbiamo fatto in questi anni e quello che vogliamo fare. I social? Ovviamente anche quello, faccio tutto da solo e da tempo. I comizi sono meno agevoli ma per ragioni climatiche: non mi sembra la stagione adatta per stare fuori. Dibattiti con gli avversari? Volentieri, pure se organizzati dai giornali o dalle tv».
«La mia campagna elettorale - dice Nico Bavaro, Leu, 35 anni, candidato nell’uninominale Puglia 3, Molfetta è organizzata come fosse una competizione amministrativa. Prima di tutto con i comizi: se non vai in piazza, nei nostri centri, non ti ascolta nessuno. E poi il contatto diretto: porta a porta, volantinaggio nei mercati e fuori dalle aziende. Infine, una serie di appuntamenti straordinari: incontri con ragazzi 18/20 enni che sono al voto per la prima volta. Ti bombardano di domande e ti costringono ad essere estremamente concreto».
I comitati Dario Ginefra preferisce non aprire comitati: «Bastano i circoli del Pd»